OGGETTI SMARRITI e altri racconti...: la parola agli autori

Intervista agli autori del XXVI Trofeo RiLL e di SFIDA 2020 pubblicati nell’antologia OGGETTI SMARRITI e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel febbraio 2021]

Lo scorso novembre è uscita l’antologia OGGETTI SMARRITI e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni, diciottesima uscita della collana Mondi Incantati, che RiLL ha presentato nell'ambito di Lucca Changes, cioè l'edizione 2020 del festival Lucca Comics & Games (svoltasi interamente on line).
Il libro propone 13 racconti: 9 sono stati premiati nei concorsi letterari XXVI Trofeo RiLL e SFIDA 2020, mentre gli altri quattro hanno vinto alcuni concorsi letterari esteri con cui il Trofeo RiLL è gemellato.

Come tradizione, dedichiamo agli autori e alle autrici dei racconti premiati del XXVI Trofeo RiLL e di SFIDA 2020 un’intervista collettiva.
Vogliamo così parlare più diffusamente di ogni storia nell'antologia, andando al di là del semplice titolo di ogni racconto e stimolando (speriamo) la curiosità di tutti i lettori.

Cominciamo con i racconti classificatisi ai primi cinque posti al XXVI Trofeo RiLL: un'edizione del concorso che ha visto una partecipazione senza precedenti, con 430 racconti scritti da oltre 360 autori e autrici, residenti in Italia e non.
Si tratta di un risultato incredibile, e particolarmente significativo considerando che l'ultimo mese e mezzo di apertura delle iscrizioni (il periodo in cui, tradizionalmente, riceviamo la maggior parte dei racconti) ha coinciso con il lockdown della scorsa primavera, imposto dal governo italiano per l'esplosione della pandemia da coronavirus. Non era assolutamente scontato che così tanti autori e autrici decidessero, in quel contesto drammatico, di partecipare al Trofeo RiLL... e per questo li/le ringraziamo di nuovo.

I cinque racconti premiati del XXVI Trofeo RiLL sono stati scritti da quattro autori e un'autrice; inoltre, per tre di loro si tratta della prima pubblicazione su un'antologia della serie Mondi Incantati (davvero un ottimo risultato, specie se consideriamo che tutti e tre erano alla prima partecipazione al Trofeo RiLL!).

Il racconto vincitore è Oggetti Smarriti, che dà il titolo all’intero volume e che è stato scritto dal bolognese Valentino Poppi: un nome che conosciamo bene, dato che ha vinto il Trofeo RiLL nel 2017 (con “Davanti allo specchio”) e che un anno dopo, con “Tecnologia inversa”, è stato uno degli autori selezionati di SFIDA 2018.
Oggetti Smarriti è un racconto di ambientazione contemporanea, che, partendo da un episodio assolutamente banale (la perdita di un portachiavi) costruisce una trama fantastica e sorprendente, che alterna con grande scioltezza spunti di riflessione e passaggi più ironici. Non è un caso se questo racconto ha ottenuto all'interno della Giuria Nazionale un gradimento amplissimo...

Per questo, diamo il giusto spazio al bravo Valentino, facendogli due domande.
La prima riguarda un po’ quel che è il “senso profondo” di Oggetti Smarriti, visto che i nostri lettori e giurati ne hanno evidenziato molti aspetti diversi (senza scordare, poi, la nostra illustratrice Valeria De Caterini che, disegnando l'immagine di copertina dell'antologia, ispirata al racconto, ha voluto sottolineare il ruolo di uno dei personaggi femminili della storia).
Quindi: qual è la “interpretazione autentica” del racconto, nella tua testa di autore?

“Ho cercato di mantenere accese più chiavi di lettura, tra le quali quella principale è non tanto cosa sei disposto a dare ma a cosa saresti disposto a rinunciare per sempre, di ciò che hai, per ottenere qualcosa che altrimenti non potrai mai più riavere?
Tutti sappiamo che le cose non hanno solo un valore commerciale, e che il valore soggettivo o sentimentale può essere enormemente più grande. È questo che costringe il protagonista a scegliere (più volte, nel corso del racconto) se rinunciare definitivamente a qualcosa che possiede per riavere ciò che credeva irrimediabilmente perduto.”

Uno dei giurati, Luca Giuliano (ormai possiamo svelarlo), ha molto apprezzato che questo racconto giochi sul concetto di “oggetti smarriti” (cosa è un oggetto, cosa si smarrisce) e anche sul significato ambiguo di “smarrito”, rispetto a “ritrovato” e a “perduto”. Come ti è venuta in mente questa idea?

“Perdere una cosa dal costo insignificante, come ad esempio una chiave nel momento sbagliato, può portare a conseguenze enormi rispetto al valore intrinseco dell'oggetto perduto. Inoltre, non è immediato rendersi conto che gli oggetti smarriti il più delle volte non sono distrutti o scomparsi. Da qualche parte esistono ancora, anche se non sappiamo dove.
“Quindi ho pensato che, se qualcuno avesse la capacità di ritrovarli, di sicuro potrebbe farsi pagare questo servizio molto caro. E, a questo punto, perché non fondare una società commerciale organizzata ed efficiente? Anche imponendo alle prestazioni prezzi altissimi, la maggior parte dei clienti non si lascerebbe sfuggire l’occasione. Da qui è nata questa storia.”

In effetti l’azienda Oggetti Smarriti, che fornisce i servizi davvero incredibili che sono al centro del racconto di Valentino Poppi, è un luogo strano e desiderabile per tutti, forse anche troppo... quindi passiamo oltre, andando al secondo classificato.



Horimono, di Arthur B. Radley, è un racconto completamente diverso, con un'ambientazione che per certi aspetti ricorda Blade Runner o Parasite. Si svolge in una città del futuro, battuta dalla pioggia, tanto da sembrare quasi fuori dal tempo e dallo spazio, ed è una storia sulla difficoltà di essere normale, ma con un finale aperto alla speranza.
L’antica arte giapponese del tatuaggio Irezumi (o Horimono) è un elemento centrale della narrazione, è quel che unisce i due protagonisti (Lupe e Chalom), uno dei quali è, appunto, un tatuatore professionista (oltre che muto).
Horimono è senza dubbio il racconto più originale fra i dieci finalisti del XXVI Trofeo RiLL e questo, insieme all'elevata qualità della scrittura, ha suscitato l'apprezzamento di moltissimi giurati del concorso. Per questo, eccoci a parlarne diffusamente con l'autore, con due domande.

Arthur, per cominciare: come è nata l'idea di Horimono?

“Ancora adesso non so spiegare come mi sia venuta l'idea. Ricordo solo che all’inizio volevo ambientare la storia in una Barcellona sospesa in cielo, tra le nuvole bianche del cielo azzurro di Spagna. Da subito volevo scrivere di un personaggio molto particolare, angosciato da una scelta difficile. Però non trovavo la quadra del racconto perché continuavo a sbagliare la caratterizzazione del co-protagonista. All’inizio Chalom era solo il receptionist del centro medico dove Lupe doveva fare la sua scelta. Ovviamente non funzionava assolutamente, era banale da morire, e Lupe era troppo mite. Poi Chalom è diventato un tatuatore muto, e subito l’atmosfera del racconto è cambiata completamente. Ha iniziato a piovere su Barcellona, e tutto e tutti hanno trovato il loro posto e il loro momento nella storia.”

Leggendo il racconto, viene naturale chiedersi se, alla fine, i tatuaggi di Lupe e Chalom sarebbero stati descritti (dopo essere stati così tanto "evocati" man mano che la storia si dipanava). E poi, altra domanda che sorge spontanea: come sarà il finale? Non è una scelta facile, per una storia come questa, in cui si sente il dramma, nei dialoghi e nell’evoluzione psicologica dei protagonisti.
Quindi volevo chiederti quanto è stato complicato per te gestire e realizzare questi due aspetti del racconto.

“La descrizione dei tatuaggi è venuta naturale, quasi obbligatoria. Potevano essere solo così. Idem il finale, non poteva essercene un altro. Ho descritto i tatuaggi come se ce li avessi davanti, il primo derivato dalla peculiarità del personaggio di Lupe visto attraverso gli occhi di Chalom, il secondo sbocciato dall’esigenza di chiudere il cerchio e annodare tutti i fili sciolti della storia.
“Mi accade così quando la caratterizzazione dei personaggi torna completamente: ottenuta quella e stabilito il conflitto, poi la storia si scrive da sola. È chiaro che in un racconto è più facile che in un romanzo, per ragioni di complessità e ampiezza. Ma anche con una storia breve non sempre succede, spesso faccio moltissima fatica a scrivere. Horimono è stato davvero un momento di grazia.”

...un momento di grazia che abbiamo molto apprezzato, da lettori e organizzatori del Trofeo RiLL!
(e che siamo felici di proporre ai lettori/ lettrici dell'antologia Mondi Incantati del 2020)

Veniamo adesso al racconto terzo classificato, che ci porta nella Ciociaria del XIII secolo e ci fa ritrovare una ben nota autrice RiLLica: la romana Laura Silvestri, che dal 2017 in poi abbiamo premiato e pubblicato moltissime volte.
Per Laura la partecipazione al XXVI Trofeo RiLL è l'ultima: nel novembre 2020, infatti, abbiamo dedicato ai suoi racconti fantasy e fantascientifici (premiati nei concorsi RiLLici e non) l'antologia personale La Luna e l'Eden (disponibile presso RiLL, su Amazon, Delos Store e, in e-book, in formato kindle), il che le preclude la partecipazione a future edizioni del Trofeo RiLL.
A ogni modo, dopo il primo posto al Trofeo RiLL nel 2019 (con “Leucosya”) la brava Laura saluta il nostro concorso nel modo migliore, piazzandosi al terzo posto con Chiari di Luna e male parole.

Chiari di luna e male parole ha per protagoniste due streghe, e la loro servetta Teresina. È una storia quasi tutta al femminile, un racconto umoristico, divertito e divertente, ma anche - fra le righe - una storia di riscatto (sociale e culturale).

Ecco, Laura, questo è qualcosa che ricorre spesso nei tuoi racconti: toccare questioni serie con leggerezza (in fondo, anche Leucosya, che pure era una storia drammaticissima, aveva molti passaggi leggeri). Inoltre, sveliamolo a chi ci legge ora, è un racconto che riporta alle origini geografiche della tua famiglia. Insomma, mi verrebbe da dire che qui si sente proprio il Laura Silvestri’s Touch... o sbaglio?

“Sì. Scrivere questo racconto è stato sorprendentemente naturale: tempo fa mi sono imbattuta in un articolo che ipotizzava origini e significati di una celebre filastrocca della mia infanzia, e ho deciso subito che avrei trovato un mio senso a quelle vecchie strofe. Tutto il resto è venuto da sè: da romana de Roma, il mio lato capitolino tende a prevalere, nella scelta delle ambientazioni italiane, quando scrivo; stavolta sentivo invece di dovermi riconnettere alle mie radici, in continuità con le origini remote dei versi ai quali mi stavo ispirando.
“Fabrateria, la cittadina dove si svolge il racconto, esiste davvero, è il nome antico di Falvaterra, il paesino natale di mia nonna, in cui ho trascorso tutte le estati della mia infanzia. È bastato il ricordo delle viuzze scavate nella pietra, delle voci delle nonnine sedute sugli usci, per regalare alla storia un tocco rassicurante e umoristico, che si è andato a sovrapporre al tema dell'emancipazione femminile, che mi sta molto a cuore. 
“Credo che da ogni racconto trapeli qualcosa dell'autore; leggendo Chiari di Luna e male parole penso si possa avere un'idea abbastanza accurata di chi sia Laura, come persona.”

Passiamo adesso al racconto quarto classificato. Per introdurre il quale vorrei citare Gary Lineker, come non ho potuto fare (solo per questioni di tempo!) nel corso della premiazione del XXVI Trofeo RiLL.
Per chi non lo sapesse, Gary Lineker è stato un prolificissimo attaccante inglese degli anni '80, punta di diamante della nazionale inglese in quel decennio. A lui si deve la celebre frase: “Il calcio è un gioco semplice: ventidue uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince.”
Questa frase mi è tornata alla mente quando al XXVI Trofeo RiLL è giunto quarto il racconto La Polvere sotto il tappeto, scritto da Saverio Catellani.
Perchè? Perchè dal 2017 al 2019 le antologie Mondi Incantati hanno sempre ospitato un racconto di Nicola Catellani, sempre premiato al Trofeo RiLL o a SFIDA. Quest'anno invece è la volta di un racconto di Saverio Catellani. E, visto che Saverio e Nicola sono fratelli, la battuta mi è venuta naturale.



Fatta questa introduzione ben poco seria, veniamo a La Polvere sotto il tappeto, che invece è un racconto di cui parlare con molta serietà. Come ha commentato una dei giurati, Silvia Ceccarelli: “Un racconto coraggioso. Mi ha spiazzato, mi ha scosso, a tratti mi ha anche disgustato. Non può lasciare indifferenti.”
In effetti, si tratta di un racconto duro. Il protagonista è un Angelo della Misericordia dell’Ultimo Giorno; questi angeli non sono particolarmente potenti, semplicemente possono esaudire un ultimo desiderio di chi è morto, ad esempio spostare un oggetto. La storia vive di due contrasti: dapprima il contrasto fra il lavoro grigio di questi angeli e il sollievo che le loro azioni danno “a chi resta”; poi però il racconto vira completamente, perché questi angeli sono a disposizione anche di chi ha commesso cose davvero orribili… e questo apre un mondo, in termini di disagio morale, per il lettore.
Saverio, perché hai voluto darci questo “pugno in faccia”?

“I miei racconti nascono da un’ispirazione e all’inizio ho solo una vaga idea della direzione che prenderanno. In questo caso lo svolgimento è drammatico, ma paradossalmente la scintilla è nata da un aforisma a suo modo comico, che avevo letto in calce a un diario. Si tratta del principio di Rockefeller nella Legge di Murphy: non fare niente che non vorresti essere trovato morto mentre lo stai facendo.
“Chi di noi non vorrebbe avere l’occasione di sistemare una faccenda rimasta in sospeso a causa della propria morte improvvisa? Sono certo che molti userebbero l’ultimo desiderio per fare del bene, ma tanti altri, più egoisticamente, se ne servirebbero per nascondere la polvere sotto il tappeto.
“All’angelo protagonista capita in sorte la richiesta di un uomo del tutto malvagio e, davanti al dilemma morale che gli si pone, deve fare una scelta. Il racconto lascia libero ciascuno di noi di trovare il suo personale punto di equilibrio tra gli opposti sentimenti di misericordia, giustizia, vendetta e perdono.”

Con il racconto quinto classificato si chiude la sezione dell’antologia dedicata ai racconti premiati nel XXVI Trofeo RiLL.
Con Nibani, di Gianluca Vici Torrigiani, inoltre, incontriamo il terzo (e, per il 2020, ultimo) autore alla prima pubblicazione legata al nostro concorso. Non si tratta, però, di un autore esordiente, essendo Gianluca uno sceneggiatore professionista di fumetti (nonché uno dei responsabili della casa editrice Internauta Comics).

La cosa che salta più all’occhio in Nibani è l’ambientazione africana, tanto che alcuni giurati l’hanno definita una storia afropunk, visto il genere fantascientifico.
Inoltre, il racconto è una sorta di scatola cinese, che gioca con le aspettative del lettore: si capisce subito che la storia si svolge in Africa, e poco dopo che l’ambientazione non è contemporanea. Compare una sciamana, e a quel punto ti potresti aspettare che il tutto viri verso il fantasy, invece no: c’è di mezzo un’astronave (prima), e (poi) computer e reti neurali.
Gianluca, questo contrasto fra quel che sembra e quel che invece è, nello sviluppo narrativo, lo hai progettato a tavolino?

“Sinceramente non ho pensato a creare una storia afropunk, ma è comunque un'interpretazione dell’ambientazione che reputo valida, corretta. L’idea delle scatole cinesi è giusta e, in effetti, voluta. Mi piace stuzzicare il lettore, mostrargli o suggerirgli un percorso, ma poi sorprenderlo, senza stravolgere o barare.
“In un certo senso siamo in due, io e il lettore, ad accompagnare Nibani, la protagonista, nel suo viaggio. E io per primo, alle volte, non so bene in quali situazioni finirò per cacciare i miei personaggi. Mi piace che questa sorpresa, per me parziale ovviamente, sia anche quella di chi legge. È un percorso, lungo o breve che sia, che in un certo senso si fa in compagnia.
“Non volevo realizzare una situazione subito riconoscibile, volevo che si manifestasse con piccoli ma inequivocabili dettagli fino al finale, dove tutto si manifesta in chiarezza e grandezza.”

Oltre al XXVI Trofeo RiLL, nel 2020 RiLL ha organizzato anche SFIDA: il concorso gratuito rivolto agli autori e alle autrici giunti almeno una volta in finale al Trofeo RiLL, e che dal 2006 mette in palio ogni anno la pubblicazione su Mondi Incantati.
Il concorso prende il nome dalla SFIDA che lanciamo a chi partecipa: scrivere un racconto fantastico partendo da un input (vincolo) esterno, stabilito da RiLL di edizione in edizione.

Per il 2020, abbiamo voluto festeggiare il centenario della nascita del grande Gianni Rodari, un autore fondamentale per il Fantastico, in Italia.
Quindi, abbiamo chiesto ai/alle partecipanti di scrivere un racconto che ruotasse intorno a una “parola magica” (concetto che abbiamo preso in prestito dal celebre saggio di Rodari Grammatica della fantasia, e che poteva essere inteso, ai fini del concorso, come una password, un lasciapassare, un incantesimo…) e che contenesse al suo interno una filastrocca (ideata dall'autore/ autrice del racconto, oppure di Gianni Rodari o di chiunque altro).
Fra i 23 testi partecipanti, letti e valutati in forma anonima (da Alessandro Corradi, Daniele Pagliuca e il sottoscritto), sono stati scelti per la pubblicazione i racconti di Marco Cesari, Maurizio Ferrero, Michela Lazzaroni e Laura Silvestri, tutti vincitori ex aequo di SFIDA 2020.

Chi c'è dietro di te?, il racconto di Laura Silvestri, però, ha ricevuto il premio speciale Lucca Comics & Games: un riconoscimento che il festival assegna ogni anno a quello che ritiene il migliore dei testi vincitori di SFIDA.
(ve lo dicevamo anche prima che Laura Silvestri è un'autrice premiatissima, ricordate? A ogni modo, Chi c'è dietro di te? è anche incluso nella sua antologia personale, curata da RiLL e intitolata La Luna e l'Eden, che è disponibile presso RiLL, su Amazon, Delos Store e, in e-book, in formato kindle)

Chi c’è dietro di te? è un racconto che parla di un tema serio, cioè l’importanza delle scelte che facciamo, e come queste cambiano la nostra vita.

La perdita dell’innocenza, i rimpianti rispetto ai sogni, le scelte fatte per sé o per “dovere sociale”... non sono ingredienti leggerissimi, Laura, la tua è una storia seria, per riflettere. C’entra anche l’ambientazione giapponese? (a partire dalla filastrocca citata nel racconto, la versione nipponica del nostro Girotondo)

In effetti il racconto tratta di temi abbastanza angoscianti, ed è stato il mio modo per dire che la letteratura fantastica non è soltanto evasione.
Per rendere al meglio le atmosfere che avevo in mente ho scelto un'ambientazione giapponese contemporanea, sia perché amo molto la cultura nipponica, sia perché in questo paese c'è una forma di dedizione alla famiglia, e un'attenzione a non tradire le aspettative che i genitori ripongono nei figli, che forse nella cultura europea inizia ad essere meno sentita.
Inoltre, dato il vincolo di SFIDA 2020, mi ha colpito come quella filastrocca per bambini avesse un testo così criptico e metaforico... è una cosa che trovo molto affascinante (questa mia passione si può intuire, penso, anche nel racconto giunto terzo al Trofeo RiLL, Chiari di Luna e male parole, in cui un'altra filastrocca è centrale per la storia). Il testo di quella filastrocca tradizionale giapponese mi è sembrato perfetto per creare delle atmosfere vagamente claustrofobiche, anch'esse, a mio avviso, ben conciliabili col Giappone e con la sua tradizione nel campo dell'horror psicologico.”
(se questa e la precedente risposta di Laura Silvestri vi hanno incuriosito, vi ricordiamo la pagina dedicata alla sua antologia personale La Luna e l'Eden, nonchè l'intervista sui suoi racconti che chiude quel libro, on line in un'altra pagina di questo sito)

Passando agli altri racconti selezionati con SFIDA 2020, troviamo Cose Strabilianti, della brianzola Michela Lazzaroni, che nella vita è una grafica e illustratrice e che nel 2019, con il fantascientifico “Voi che siete me” si è classificata al quarto posto al Trofeo RiLL, ottenendo così la sua prima pubblicazione su carta.
Nel giro di un anno le cose sono cambiate parecchio: tra l'altro, la brava Michela ha vinto il premio Urania Short 2020 (con il racconto “Un patto equo”, uscito in edicola nella collana mondadoriana lo scorso novembre).

Cose strabilianti è un racconto molto intenso, che descrive l’incontro/ scontro fra un'insegnante e una bambina, che è un'intelligenza artificiale. Il dialogo serrato fra i due personaggi si risolve in un apologo sulla forza della Fantasia, di cui si evidenzia sia la capacità di creare realtà (nel bene e nel male) sia la capacità di difenderci dal dolore, dalle nostre fragilità. È un racconto lontanissimo dalle atmosfere rodariane, ma allo stesso tempo è profondamente rodariano proprio per il tema su cui si focalizza, e perché la “parola magica” è il catalizzatore che definisce la storia e i personaggi stessi.
Insomma, Michela, hai voluto far traslocare Rodari nel mondo della fantascienza?

“Mi hai scoperta. Amo molto Rodari. Oltre all’eccezionale produzione letteraria, credo che la Grammatica della fantasia sia un testo fondamentale per noi appassionati di mondi fantastici, per esercitare (cito Rodari) il valore di liberazione che può avere la parola. Ho riletto il suo saggio proprio per partecipare a SFIDA... non era necessario, da regolamento, ma ci tenevo che qualcosa di rodariano emergesse, pur sapendo che avrei scritto un racconto dall'ambientazione poco rodariana.
Cose strabilianti è costruito sul legame tra immaginazione e memoria. L’ho persino sperimentato su me stessa, con il gioco dei bigliettini, che nel racconto fanno le due protagoniste. Io lo facevo spesso, da piccola, ma l’avevo scordato. Ritrovarlo in Rodari (proprio in Grammatica della fantasia, nel capitolo 10) mi ha restituito una collezione di ricordi che avevo perso senza neanche saperlo. Sono grata di averli riavuti indietro. Forse qualcuno è persino inventato, ma che importa. Dopotutto, per conoscersi, bisogna potersi immaginare, dice Rodari, e io sono d’accordo.”

Con Il Senzamente, di Maurizio Ferrero, restiamo in ambito fantascientifico, ma cambiando completamente atmosfera, e anche punto di vista, visto che il racconto è narrato direttamente dal protagonista, un bambino di dieci anni.
L'autore vercellese, d'altronde, è una penna capace di scrivere storie fra loro molto diverse (basti confrontare i due racconti di fantascienza con cui ha vinto il Trofeo RiLL, “Tutto inizia da O”, del 2016, e “Ana nel Campo dei Morti”, del 2018, fra loro diversissimi... senza scordare poi il suo romanzo fantasy Ballata di fango e ossa, edito da Moscabianca)... e siamo felici di vederlo entrare adesso, per la prima volta, nell'albo d'oro di SFIDA.

Il Senzamente è una storia che ruota intorno alle paure del bambino protagonista, ed è veramente apprezzabile quanto le sue emozioni e le sue angosce siano ben percepibili, vividamente, da parte dei lettori. Oltre a questo, il racconto ha un'ambientazione decisamente bizzarra, visto che il bambino protagonista è, per essere precisi, un cervello sganciato dal corpo, che si muove fluttuando nelle stanze "come una medusa bioluminescente nel mare". E questa caratteristica riguarda tutti gli esseri umani (??) di questo mondo futuro.
Quindi, Maurizio, direi che le cose di cui devi parlarci sono due....

“La paura bambinesca non è in realtà molto diversa dalla paura dell'ignoto di Lovecraftiana memoria, è solo portata a un livello maggiore per quanto riguarda l'intensità e a un livello molto più base per quanto riguarda la causa scatenante. Ogni cosa sconosciuta può provocare ansie a un bambino, dalla banale cameretta avvolta nell'oscurità al cumulo di vestiti che assomiglia vagamente alla sagoma di un orco. La sinestesia generata dall'assenza di corpo del personaggio principale ha aiutato molto nella trasmissione di questa sensazione, cosa che si ricollega anche alla tua seconda domanda.
“Sono partito da questa riflessione: Dove si trova il nostro Io, la nostra coscienza?
“Risposta: nel cervello, e in generale nel sistema nervoso a esso collegato. Il nostro cervello manda comandi ai muscoli, che a loro volta sono sorretti da un sistema scheletrico e riforniti da un complesso sistema in grado di assimilare nutrienti. In sostanza, non siamo altro che dei robot di carne.
“Nel racconto ho solo immaginato un mondo in cui la coscienza potesse essere scollegata dal corpo, e il corpo potesse essere sostituito e riparato.”

...detta così sembra facile ma (leggete per credere!) non è assolutamente qualcosa che uno si aspetti!

Infine, giungiamo a Vitasassipallaruote, del bresciano Marco Cesari, il racconto che chiude l'antologia.
È una storia di fantascienza post apocalittica, sul tema del ricordo e del valore del passato, e che ha due chiavi di lettura.
In generale, il messaggio del racconto è di non scordare il passato, perchè là sono le nostre "radici". In un qualunque altro anno, questo si potrebbe intendere come un'esortazione a evitare che l'eta adulta si porti via il fanciullino che siamo tutti stati. Ma, in un anno come il 2020, e considerando anche l'ambientazione post apocalittica, è impossibile non intendere questa riflessione come non scordare la vita prima della pandemia. E questo lo rende particolarmente toccante per i lettori, e ci ha spinto a sceglierlo come racconto di chiusura del libro.

Marco, vorrei chiederti se Vitasassipallaruote nasce prima della pandemia (e ora assume un senso differente), oppure se lo hai pensato proprio durante il 2020, focalizzandoti sul secondo significato. Oppure… dicci tu!

“Vitasassipallaruote nasce durante il lockdown della primavera 2020, ma non è necessariamente figlio della pandemia.
“È un racconto che parla di molte cose, all’apparenza distanti ma, in fondo, vicine. In primo luogo dell’incapacità di ricordare e, di conseguenza, della difficoltà ad apprendere dagli errori. Poi tratta il tema dell’incomunicabilità, in questo caso generazionale, che caratterizza l’essere umano. E, infine, legandosi agli oggetti (che qui non sono smarriti, ma rappresentano dei valori che si stanno smarrendo) parla anche del bisogno di imparare a distinguere quali siano le cose davvero importanti nella vita.
“È vero che è tutto applicabile anche agli effetti che ha avuto la pandemia (e sì, aver scritto il racconto in quei mesi mi ha sicuramente influenzato), però credo che questo evento abbia solo enfatizzato elementi già presenti nella società e che Vitasassipallaruote includa la pandemia, più che esserne frutto.”

Concludiamo con la risposta di Marco Cesari l’intervista collettiva agli autori e alle autrici selezionati da RiLL per l’antologia OGGETTI SMARRITI e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (collana Mondi Incantati, ed. Acheron Books, 2020).
Speriamo che le loro parole vi abbiano incuriosito, e fatto venir voglia di leggere il libro. Dopodiché, comunque e come sempre… la parola ai lettori!

È possibile acquistare l'antologia direttamente da RiLL, al prezzo speciale di 10 euro (spese postali incluse), oltre che su Amazon e sul Delos Store (al prezzo di 10 euro, spese postali escluse).


Note:
La foto di Michela Lazzaroni è di Serena Valentini (scattata alla premiazione del XXV Trofeo RiLL, a LCG 2019).
La foto di Maurizio Ferrero è di Jennifer Atzori (scattata alla premiazione del XXIV Trofeo RiLL, a LCG 2018).
Le foto di Valentino Poppi, Laura Silvestri, Saverio Catellani, Gianluca Vici Torrigiani, Marco Cesari sono state gentilmente fornite dagli interessati.

argomento: 
Share