Dalla Terra di Mezzo... all'Iliade!

Intervista ad Angelo Montanini, maestro italiano dell'iconografia tolkieniana
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2006]

Questo articolo, salvo piccole modifiche, è stato pubblicato sul numero 45 (estate 2004) della rivista amatoriale ludica Anonima Gidierre. L'intervista venne realizzata in occasione della mostra personale su Angelo Montanini, svoltasi a Viterbo all'interno della manifestazione di rievocazione storica Ludika 1243 . Riproporla ora sul sito, all'indomani di Lucca Comics & Games 2006, dove Angelo è stato ancora una volta protagonista, ci pare un doveroso tributo a un grande artista italiano, che da anni dà forma con le sue tavole alle fantasie di tanti appassionati come noi.
Segnaliamo poi, sempre sul sito di RiLL, l'intervento di Angelo Montanini sulla sua collaborazione con l’associazione Giovani della Versilia per la commemorazione, nel 2004, dell’anniversario dell’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema (Lucca)


Universalmente noto per le sue tavole tolkieniane (dal Gioco di Carte del Signore degli Anelli sino ai calendari per Rusconi e per la Società Tolkieniana Italiana), Angelo Montanini è in realtà artista eclettico e molto versatile (pensiamo, restando in ambito ludico, alle illustrazioni per Il Richiamo di Cthulhu, Stormbringer o Fantasy Warriors, realizzate per la Stratelibri negli anni ’90), nonché docente di costruzione della figura e rendering (rappresentazione, per i non esperti) al prestigioso IED - Istituto Europeo del Design di Milano.

Prim'ancora dell’incontro del nostro col pubblico della mostra a lui dedicata a Ludika 1243, eccoci qui a chiacchierare con Angelo, sfruttando la sua proverbiale gentilezza e disponibilità. Allora…


Angelo, generalmente il tuo nome viene collegato all’attività di illustratore dell’opera tolkieniana, più che al resto della tua vasta produzione. Come nasce questo legame e come lo vivi?

Il mio approccio al mondo di Tolkien non è stato favorito da motivi concettuali, letterari o da particolare amore per il settore. Il mio ruolo di art director presso la Stratelibri, nel periodo 1994/ 98, ha favorito l'incontro con la statunitense Iron Crown Enterprise, l’editore che all'epoca distribuiva in tutto il mondo il gioco di ruolo de Il Signore degli Anelli. Poi la mia partecipazione alla realizzazione delle tavole per il gioco di carte ambientato nel mondo di Tolkien, sempre prodotto dalla ICE, è stata un trampolino di lancio definitivo verso questo settore.
L'etichetta, spesso un po' pesante, di più noto illustratore italiano delle opere di Tolkien deriva proprio dal fatto di aver realizzato quasi 90 tavole per quel gioco di carte, tradotto in svariate lingue (posseggo anche alcune carte in curiose versioni giapponesi!!).
Vorrei però ricordare che altri illustratori italiani in questi anni hanno rappresentato il mondo di Tolkien con ottimi risultati. Mi piace sottolineare in particolare le opere di Luca Michelucci, Stefano Baldo ed Ivan Cavini, le tavole dei quali fanno parte -insieme a quelle di altri grandi colleghi di tutto il mondo- della mostra itinerante Immagini dalla Terra di Mezzo, ideata e gestita da Arteventi (la mostra contiene ovviamente anche opere di Angelo e ha girato tutto il mondo, NdP).

Tu hai anche preso posizione sulle conseguenze che il successo planetario della trilogia jacksoniana avrà sul mondo dell’illustrazione tolkieniana… puoi esporci le conclusioni cui sei giunto?

Penso che la trilogia eserciterà per lungo tempo una forte influenza sull'immaginario collettivo, sia amatoriale che professionistico. Intendo dire che ognuno di noi, se oggi pensa al personaggio di Frodo, immediatamente "vede" Elajah Wood, così come Aragorn è definitivamente Viggo Mortensen...
Naturalmente, da un punto di vista professionale, il"monopolio"delle illustrazioni relative è (giustamente) nelle mani dei due grandi colleghi John Howe e Alan Lee, che hanno partecipato come "concept artist" alla realizzazione della trilogia, collaborando direttamente con Peter Jackson alla preparazione di scenari, caratteri, ecc… e tutto ciò, anche a livello nazionale, ha limitato fortemente il mercato: ovviamente gli editori italiani investono solo su nomi sicuri, che hanno un riscontro internazionale e che spesso sono imposti dalle consociate estere.

Il cinema riesce indubbiamente a dare forma e ad influenzare l’immaginazione degli spettatori, illustratori inclusi. Questo però vale anche, ad esempio, per il fumetto (“arte” simile, ma diversa, dall'illustrazione). Quali sono per te le fonti di ispirazione più importanti?

Il cinema ha sempre esercitato su di me una fortissima attrazione, sia come appassionato che come illustratore. Alcuni film, visti nell’infanzia e non, hanno stampato nella mia mente l'iconografia di molti luoghi e personaggi. Cito solo qualche esempio: Spartacus di Kubrick, Fantasia della Walt Disney e il più recente Braveheart di Gibson. Ovviamente amo anche film meno spettacolari, che offrono meno spunti alla mano dell'illustratore ma “nutrono” maggiormente il cervello.
Non sono invece un grande appassionato di comics e pertanto non faccio riferimento al fumetto. Questo non significa che non apprezzi o non abbia apprezzato in passato grandi artisti come Pratt, Albertarelli, Manara e Toppi. Cito volutamente solo nomi italiani e non certo giovanissimi (alcuni purtroppo già scomparsi): non amo quei giovani fumettari italiani che ormai da anni non inventano nulla e disegnano sotto l'influenza dei super eroi americani, apparendo così, al massimo, cloni perfetti di nomi famosi come Frazetta, Bisley ecc.

La grande fortuna degli illustratori è, penso, che sono in grado di dare forma alla loro immaginazione, grazie alle loro capacità. Capacità che poi si devono “scontrare” con vincoli come la prospettiva, le proporzioni, la grandezza della tavola… ma, alla fine, che effetto fa vedere realizzato quel che si era immaginato?

Personalmente non sono mai completamente soddisfatto dalle opere completate e vorrei continuare a "ritoccarle" all'infinito, ma questo fa parte della soggettività dell'artista. Immodestamente, vorrei a volte poter animare alcuni miei personaggi e vederli muovere come reali esseri umani.

Che rapporto hai con la tecnica? Intendo cioè quelle più antiche (olio, acquerelli, pastello...) e quelle più moderne (il computer, con le sue mille applicazioni possibili). Pensi che queste tecniche siano, in qualche misura, “compatibili”?

Io ho sempre utilizzato tecniche miste, con acrilici, pastelli, markers e aerografo. Non disdegno il digitale, che trovo utilissimo per ritocchi e variantature di colori. Sono però un po' più lontano come concetto (e generazione...) dall'uso totale del digitale, che trovo ancora un po' freddo.
Apprezzo comunque le opere di Luca Tarlazzi e di Paolo Parente, rari esempi di utilizzo ottimale della graphic-computer.

Come noto, la tua è una carriera lunga e ricca di soddisfazioni, ma anche molto variegata, in termini di illustrazioni realizzate e settori in cui hai lavorato. Guardandoti alle spalle, trovi un filo rosso fra tutte queste esperienze?

Ho compiuto da poco 53 anni e, ripercorrendo il mio sentiero professionale, trovo linee curve, rette e segmenti spezzati.
Non sempre la vita scorre nel modo che desideriamo ed alcuni stop -anche dolorosi- sono utili e necessari per riflettere. Non sempre siamo in grado di comprendere immediatamente che momentanei insuccessi sono utilissimi per crescere moralmente e anche professionalmente.

Tu lavori allo IED, quindi sei quotidianamente in contatto con giovani di “belle speranze”. Che consiglio ti senti di dare, oggi, agli esordienti?

La mia pluriventennale esperienza come docente mi ha permesso di aggiornare continuamente il rapporto con le nuove generazioni. Spero che questo interscambio sia stato positivo per entrambe le parti.
Un consiglio? Non smettere mai di avere passione per il proprio lavoro, anche quando il mondo sembra non accorgersi di te o, peggio ancora, rifiuta i tuoi prodotti.

A questo proposito, quanto è importante (formativo?) per un illustratore “cambiare registro” e atmosfere (passando, ad esempio, dagli orrori lovecraftiani alla verde contea degli Hobbit)?

Ritengo che una delle doti più importanti per una professione come la mia sia la versatilità, saper interpretare diversi soggetti, proprio come un attore deve saper dare il meglio di sé in ruoli completamenti diversi.
Spesso comunque è il pubblico, la critica o il business che creano gli stereotipi, appiccicandoti addosso ruoli dai quali diventa difficile sottrarsi.

C’è qualche tua opera che ami più delle altre?

Beh, un padre ama tutti i propri figli indistintamente, il che sembra una “citazione divina”… in modo meno prosaico, posso affermare che tra le mie tavole preferite ricordo particolarmente quella realizzata per il calendario di Tolkien edito dalla Rusconi, Merry e Pipino rapiti dagli orchetti (e che è riprodotto in questa stessa pagina, NdP), e l'immagine di copertina per il gioco Fantasy Warriors, della Stratelibri- Nemo.
Nel primo caso, un'ottima stampa e l'utilizzo dell'immagine in modo appropriato hanno regalato alla stessa una notorietà internazionale che mi riempie di orgoglio paterno; nel secondo caso, invece, una stampa non certo meravigliosa e lo scarso successo del gioco non hanno permesso a questa illustrazione di avere i consensi che, secondo me, avrebbe meritato.
Considerando che entrambe queste opere sono in mostra qui a Ludika, lascio giudicare al pubblico... ricordando però quanto sopra affermato: qualsiasi fosse il suo giudizio io rimarrei sempre con il mio incontaminabile affetto per entrambe.

Veniamo ad oggi. Oltre all’attività di docente quali progetti hai in corso? E, magari, ne hai uno che sogni ancora di realizzare?

Attualmente collaboro con case editrici italiane per immagini di copertina o interni.
Per il resto… da tanti anni , quasi dall'infanzia, vorrei realizzare, senza commissioni, cioè a scopo personale, le illustrazioni per l'Iliade e l'Odissea di Omero (naturalmente evitando che il Pelide assomigli troppo a Brad Pitt!).


Col doveroso augurio che anche questa opera possa vedere la luce (e finire, magari, in qualche antologia scolastica un po’ più “friendly” di certe che ci siamo dovuti sorbettare) si conclude questa intervista ad Angelo Montanini, maestro indiscusso dell'illustrazione e (lo posso ben dire, credetemi!) della signorilità.

 

P.S: Grandi ringraziamenti sono dovuti, per la consulenza per l'intervista, a Valeria De Caterini e Diego Bertuccio; per il supporto per la realizzazione della mostra, a tutto lo staff di Ludika 1243; e infine alla redazione di Anonima Gidierre per lo spazio concesso al mio pezzo.
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