La ruota di Toth

di Massimo Riva
Quarto classificato (ex-aequo) al VII Trofeo RiLL


Desideriamo ringraziare la signora Ana María Fierro per averci donato l’importante documento che segue. Esso è stato rinvenuto casualmente in un negozio di antiquariato nella periferia di Madrid, nascosto all’interno di un antico secrétaire e conservato tra due vetri. Le analisi da noi effettuate ne provano l’autenticità, ma in questa sede ci limitiamo a diffondere solo la traduzione dal greco.
L’unico commento che ci sembra doveroso fare è che questo a tutt’oggi è l’unico documento ritrovato accreditabile ad Arcesilao di Pritane (315-240 a. C.); crediamo inoltre possa fornire una valida spiegazione delle voci che lo pongono a capo di un movimento esoterico all’interno dell’Accademia di Atene.
M. Ardid, J. L. Saura, Dipartimento di Lettere Classiche, Università degli Studi di Madrid



Mio diletto Demetrio,
come sai ho seguito le orme del grande Solone e mi sono recato nella città di Sais, in Egitto, un tempo fiorente centro religioso ed oramai in decadenza. Qui dovevo incontrare un mio caro amico, Menandro, e dopo aver trascorso qualche settimana con lui ho deciso di andare nella vicina Alessandria, per discorrere con matematici e astronomi. La città cui mi sono trovato di fronte mi ha lasciato sbalordito per la sua magnificenza: ti assicuro che può rivaleggiare benissimo con la nostra amata Atene per ricchezza e splendore. Tolomeo Filadelfo vi ha fatto costruire una grande torre luminosa sulla vicina isola di Faro, per facilitare l’orientamento delle navi: non avevo mai visto nulla di simile. Vi sono inoltre i palazzi reali, il Museo, teatri e anfiteatri, templi dedicati ad Arsinoe e a Serapide, ed inoltre le due famose biblioteche. È un fiorente centro di cultura e di commercio, spero davvero di poterla visitare più spesso in futuro.
Non è però certo per elogiare gli splendori di questa città che ti scrivo, ma voglio narrarti alcuni fatti straordinari cui ho assistito.
Callimaco di Cirene, il Gran Bibliotecario del Brucheion, si trovava in viaggio a Pergamo, ma il suo primo assistente, Ermete Teofrasto, ha saputo che io, lo Scolarca, mi trovavo ad Alessandria e non ha quindi mancato di invitarmi a visitare la famosa biblioteca. Devo riconoscere che lo spettacolo che fornisce è incredibile. Vi si trovano oltre trecentomila opere in lingua greca, tutto quello che un sapiente potrebbe desiderare. L’acre odore di quei rotoli mi ha riportato alla memoria i tempi della mia giovinezza, in cui solevo passare da una lettura ad un dibattito con Pirrone ad una nuova lettura.
La figura di Ermete mi ha da subito messo a disagio, un vecchio ossuto e nervoso che scandiva ogni singola parola con quella sua voce languida e frenetica al contempo.
Dai suoi occhi trapelava la presenza di un qualcosa di insano nell’animo, e quando mi ha rivelato il vero motivo del suo invito mi ha lasciato sbigottito. In virtù della mia nota saggezza ed apertura mentale, sono parole sue, mi voleva interrogare su di un problema che gli stava parecchio a cuore, di cui non aveva fatto parola in precedenza neppure con il grande Callimaco. Mi ha rivelato che lo stesso dio Toth gli è apparso in sogno - e ti puoi immaginare la mia reazione - e gli ha mostrato uno strano oggetto. Al suo risveglio se lo è ritrovato concreto e reale sotto i suoi occhi.
Io, come sai, ho sempre dubitato di ogni cosa, sia della veridicità sia della falsità di un evento, preferendo analizzare ogni fatto dal punto di vista della probabilità. Trovavo chiaramente improbabile quanto mi era stato raccontato; tuttavia per amor di discussione e per curiosità lo ho assecondato e gli chiesto di mostrarmelo. Mi ha portato all’interno di una piccola stanza e mi ha fatto vedere l’oggetto: una strana ruota di legno dal diametro di circa un cubito e mezzo, fissata su un appoggio tramite un perno centrale e con due cassetti. Il tutto era decorato con delle fantasiose incisioni. Secondo Ermete bisognava mettere in uno dei due cassetti un libro e nell’altro un foglio bianco. In seguito, facendo girare la ruota da oriente verso occidente - questo procedimento gli era stato insegnato da Toth stesso - ed aprendo il cassetto contenente il foglio si vedeva come su questo fosse ora scritta una frase. Frase che, secondo il bibliotecario, racchiudeva tutta la conoscenza del testo messo nell’altro cassetto. Quindi tutto il sapere contenuto in un’opera veniva compresso in una singola frase misteriosa.
Io, a quel punto, gli ho chiesto una dimostrazione. Ermete mi ha detto di scegliere un rotolo, ed io ho scelto quello che forse amo maggiormente del Maestro, ovvero il “Teeteto”. E dopo aver svolto questo procedimento è comparsa una frase sul foglio, come aveva detto Ermete: “Taci. La verità è l’Essere Supremo”.
Ignoro che significato possano avere queste parole, soprattutto alla luce del contenuto di quell’opera. Ma veder comparire una scritta su un papiro prima bianco mi ha lasciato stupefatto. Continuo a chiedermi con quale arcano sortilegio sia possibile una cosa simile. In seguito gli ho chiesto di riprovare con lo stesso rotolo, e la frase continuava ad essere la stessa.
Vedendomi sorpreso, e conscio ormai di aver attirato la mia attenzione, Ermete mi ha confidato di aver sottoposto ogni rotolo della biblioteca a quel trattamento: sia quelli contenuti nel Brucheion che quelli del Serapeum, e di aver raccolto ogni singola frase in un libro. A questo punto gli ho chiesto di mostrarmelo: una lista di frasi che avrebbe dovuto compendiare, se tutto ciò fosse stato vero, tutto il sapere umano. Ma Ermete ha ammesso sconfortato di non riuscire a comprendere il senso di quei motti così slegati fra loro. Per questo mi aveva invitato: sperava nel mio aiuto. Io sono rimasto per qualche istante a riflettere in silenzio, poi mi è venuta un’idea. Gli ho chiesto se avesse mai pensato di utilizzare la ruota con quel rotolo. In quel modo saremmo giunti ad una singola frase in cui era racchiuso tutto il sapere umano. Trovavo esaltante quest’idea, che accendeva la mia mente di fantasia, anche se sulla attendibilità del tutto continuavo e continuo tuttora a nutrire grossi dubbi.
Ermete però era diffidente e dopo quel suggerimento sembrava ancora più nervoso di prima. Io ho cercato di convincerlo affermando che non aveva niente da perdere, ma questi non ne voleva proprio sapere. Mi ha però assicurato che ci avrebbe riflettuto sopra tutta la notte. I miei tentativi di convincerlo sono stati infruttuosi, del resto era evidente come quell’uomo fosse sull’orlo della pazzia, quindi non mi è rimasto che fissare un nuovo appuntamento per l’indomani: allora, se Ermete si fosse convinto, avremmo messo in pratica la mia idea.
Quando il giorno dopo mi sono recato in biblioteca mi hanno annunciato la sparizione dell’assistente di Callimaco: nessuno l’aveva più visto dalla notte precedente. Mi hanno lasciato entrare nella stanza in cui quell’uomo mi aveva condotto il giorno prima e ho visto con stupore che la ruota era stata data alle fiamme. Ho trovato su un tavolo un biglietto con scritto il mio nome: sotto vi era una frase firmata da Ermete. C’erano scritte poche parole, dalla grafia confusa. Dicevano che ora sapeva la verità, che la teneva in pugno.
Sono tuttora fermo ad Alessandria per cercare quell’uomo. A questo punto voglio risolvere l’enigma. Ti farò presto avere mie notizie.

Arcesilao

 
Nota di Redazione: Il “Maestro” cui si accenna nel testo è Platone. Il “Teeteto” è uno dei “dialoghi della vecchiaia”, dedicato appunto a Teeteto, discepolo e amico di Platone. Toth invece è il dio egiziano della saggezza e della cultura, lo “scriba degli Dei”.
 
 
Massimo Riva, nato e cresciuto nella provincia di Torino, è attualmente studente universitario. È appassionato di letteratura fantastica e, in generale, un grande lettore (tra i suoi "miti" citiamo Pynchon e Gaddis).
Come dimostra questa stringata biografia, ama la riservatezza (ha anche una certa fobia per le fotografie). Ama viaggiare e stare insieme alle persone a cui tiene.


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