Alex Randolph, da cento anni in gioco

Vita e opere di un grande autore di giochi, nel centenario della nascita
di Andrea Angiolino
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2022]

Con piacere proponiamo su RiLL.it l’intervento (di Andrea Angiolino) sulla vita di Alex Randolph, scritto in occasione della mostra a Lucca Comics & Games 2022 per il centenario della nascita del celebre autore statunitense di giochi.
Questo pezzo è anche presente nell’Artbook 2022 del festival (pubblicato da Edizioni If, che ringraziamo per la gentile concessione; qui il link per l’acquisto dal sito dell’editore).
Per maggiori dettagli sul percorso espositivo dedicato ad Alex Randolph, linkiamo di seguito il documentario di Raiplay sulla mostra e il percorso interattivo sulle mostre di LCG 2022.


Alexander Randolph nasce il 4 maggio del 1922 nel castello di Dobrohost in Cecoslovacchia da due artisti, Samuel Alexander Filkenstein (russo) e Mary Randolph (americana).
La famiglia si trasferisce presto a Palazzetto Stern, sul Canal Grande di Venezia, che fa rialzare di un piano per avere un’ampia sala dove esporre le proprie opere.

Con una bambinaia austriaca e iscritto alla scuola tedesca di Venezia, cresce in un ambiente internazionale e imparando diverse lingue: ancor più quando prosegue gli studi in un collegio svizzero. Qui si appassiona ai giochi da tavolo, che lui e gli amici ricevono in abbondanza dalle famiglie lontane.

All’avvento delle leggi razziali, la famiglia abbandona l’Italia acquistando un ranch in Arizona. Randolph chiede la cittadinanza statunitense e si trasferisce a Chicago per frequen-tare la facoltà di Filosofia, dove continua a giocare: anche con il fisico Enrico Fermi, che sta lì realizzando in segreto il primo reattore a fissione nucleare e che sfida più volte a scacchi.

Dopo l’attacco di Pearl Harbor, gli Stati Uniti entrano nella seconda guerra mondiale e Randolph decide di arruolarsi nell’esercito della sua nuova patria per combattere il nazismo. Essendo poliglotta e con una conoscenza diretta di varie nazioni europee, viene selezionato per l’Office of Strategic Services, i servizi segreti. La sua abilità con i giochi si rivela fruttuosa sia per decrittare i messaggi nemici in codice, sia per predisporre giochi di codifica per allenare i propri commilitoni.

Viene mandato in Nord Africa e poi da lì in Italia. Racconterà divertito che verso la fine della guerra gli viene assegnata una missione segreta in Jugoslavia, dove si prevede di paracadutarlo in caso di sfondamento del fronte da parte dei tedeschi. Ma ciò non avviene e il suo incarico esatto resta un segreto anche per lui. Nell’attesa gioca a scacchi via radio con i partigiani jugoslavi, che si rivelano imbattibili.

A fine guerra resta in Europa. Frequenta gli ambienti intellettuali di Roma e Vienna, pubblica il romanzo The Mail Boat, ben accolto dalla critica, si sposa. Poi si impiega a Boston in un’agenzia pubblicitaria. Un agente della compagnia nota degli schemi colorati che decorano le pareti del suo ufficio: scoperto che non sono disegni astratti ma giochi, si offre di piazzarli a qualche editore.

Esce così nel 1961 Pan-kai, il primo gioco di Randolph: l’anticipo ricevuto dall’editore lo convince a licenziarsi e a tornare in Europa. Si stabilisce a Roma, dove però arriva la notizia che il gioco vende poco.
Mentre fa qualche collaborazione nel cinema, cerca un artigiano che lo aiuti a trasformare un gioco con carta e penna inventato anni prima al caffè Hawelka di Vienna in un gioco in scatola con tabellone traforato ed eleganti ponticelli in plastica. L’agente lo piazza alla 3M e nasce così TwixT, il primo grande successo di Randolph e il gioco cui lui resterà più affezionato. Tanto da far scrivere sulla sua tomba, in francese, “inventeur du TwixT”.

Randolph inizia a collaborare con varie altre case produttrici di giochi, trasformando questa sua attività in un lavoro a tempo pieno.
Intanto, studiando giapponese, la moglie Gertrude vede citare in un esercizio gli Shogi, variante nipponica degli scacchi. I due se ne costruiscono subito un set con carta e sughero. Affascinati dal gioco, e con lei interessata allo studio delle arti marziali, dopo pochi mesi si trasferiscono in Giappone.

I titoli creati da Randolph tendono a essere astratti, ma durante un viaggio in Europa lui scopre in una vetrina i giochi per famiglie in stile tedesco, dalle fantasiose ambientazioni. Contatta la casa editrice Ravensburger e ne nasce una solida collaborazione, che porta a diversi prodotti di successo fra cui Corri, lumachina! (che ha superato i sette milioni di copie vendute) e Sagaland, in cui si deve esplorare una foresta incantata per trovare gli oggetti più celebri delle classiche fiabe. Quest’ultimo è realizzato a quattro mani con Michel Matschoss, già responsabile europeo della 3M, per il puro piacere di continuare a lavorare con lui dopo la chiusura del ramo aziendale: nel 1982 Sagaland vince il premio Spiel des Jahres e ha finora venduto oltre tre milioni di copie.

Per seguire più da vicino le collaborazioni con gli editori europei, Randolph lascia il Giappone e decide di trasferirsi a Venezia. Qui prende casa ma anche uno studio dove lavorare quotidianamente alla realizzazione dei suoi giochi.
Intreccia man mano una rete di collaborazioni: con lo Studio Tapiro di Gianluigi Pescolderung, che illustra i suoi giochi, con il tornitore Angelo Dalla Venezia, che prepara i pezzi per i curatissimi prototipi da presentare alle case editrici, con il giovane Leo Colovini, che diventa coautore di alcuni best-seller come Inkognito, un gioco di spie e intrighi ambientato nel Carnevale di Venezia, che vende 70.000 copie nel primo anno in Italia e dieci volte tanto in Germania Ovest. Con il giornalista veneziano Dario De Toffoli e il torinese Walter Obert pubblica anche Vampiri in salsa rossa: il Grande Vampiro ha nascosto il Grande Pomodoro, indignato dal fatto che i giovani vampiretti preferiscono il ketchup al sangue, e questi ultimi devono recuperarlo.
Una serie di simpatici topini ideati per un gioco in scatola gli ispira il libro per bambini Detective Nosy and the Fiendish Four, illustrato dal veneziano Fabio Visintin, che ha successo internazionale. Oltre a illustrare per lui giochi da tavolo, Visintin predispone prototipi per pedine tridimensionali e gadget, che gli ingegneri delle case editrici poi realizzano in plastica. Anche un altro libro per bambini di Randolph viene dato alle stampe: A Portrait of Nellie, scritto e disegnato per una nipote in esemplare unico e uscito postumo.

Collaborando ormai con molte aziende, Randolph si batte per il riconoscimento del ruolo autoriale in campo ludico, ad esempio riportando il nome degli autori di giochi sulle copertine, come avviene per i libri. Non è una battaglia che conduce per vantaggio personale, dato che dal 1970 già impone a tutti i propri editori di firmare i suoi giochi, ma a nome di tutta la categoria. A febbraio 1988, durante la fiera di Norimberga, è uno dei tredici rinomati autori che su un sottobicchiere da birra firmano l’impegno: “Nessuno di noi darà più un gioco a un’azienda non con il nostro nome in copertina”.
Quando la Ravensburger si offre di mettere il suo solo nome sulla copertina di Vampiri in salsa rossa, abbandona il tavolo rifiutandosi di procedere alla pubblicazione, finché il funzionario della casa editrice non lo insegue, accettando di mettervi anche quello dei suoi coautori.

Contribuisce alla creazione della SAZ, l’associazione di categoria che tutela i diritti degli autori di giochi, e crea la fondazione J.P. Halvah per aiutare i giovani autori esordienti, intitolandola ironicamente al proprio gatto. Con essa supporta il Premio Archimede per giochi inediti.
A sua volta, a metà degli anni ’90 Randolph collabora alla creazione di due case editrici, la Winning Moves e la Venice Connection, che contribuiscono alla scoperta e al lancio di vari nuovi talenti.

Per il lancio della Venice Connection, che prende come nome un titolo di lavoro per Inkognito poi scartato dalla casa editrice, riambienta il suo gioco astratto Fataler Fehler con tessere che rappresentano l’intreccio tutto veneziano di canali e strade, ribattezzandolo allo stesso modo. È un’ulteriore conferma del legame tra Randolph e la città veneziana, dove Randolph muore, il 27 aprile 2004. E dove ancora oggi operano autori, editori, illu-stratori di giochi che hanno lavorato con lui seguendo la strada che ha aperto e tracciato per loro.


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