Chi non sa leggere sogna libri-gioco?

Una chiacchierata con Andrea Angiolino e Valeria De Caterini, autore ed illustratrice del libro-game "Osvaldo e i cacciatori"
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nell'aprile 2005]


La domanda del titolo, che riprende scherzosamente Philip Dick, potrà forse sembrare strana o, addirittura, poco sensata. Resta il fatto che, pur non sapendo rispondere alla specifica questione, posso senza dubbio dire che chi scrive libri-gioco pensa alle volte a chi non sa (ancora) leggere.

Lo dimostra bene Osvaldo e i cacciatori, la nuova fatica di Andrea Angiolino, prolifico e pluripremiato autore di giochi e ideatore di altrettanto numerosi libri-game (tanto per la cronaca, è stato il primo italiano a vedersene pubblicato uno nel nostro paese:“In cerca di fortuna”, ed. Ripostes, 1987). E visto che per il suo nuovo libro-game il buon Andrea ha scelto proprio Valeria De Caterini come illustratrice e compagna di merende (nessun riferimento ai mostri, ma solo a una splendida abitudine dell’infanzia, di quelle che si lasciano crescendo… per poi rimpiangerle) ci siamo detti: un RiLLino honoris causa e una RiLLina DOC avranno ben diritto a una pagina nel sito di RiLL… o no?

Ma andiamo con ordine.
Racconta Andrea: “Mi divertiva l’idea di realizzare una storia a rimandi, come un “normale” libro-game, ma per bambini che non sanno leggere. Lo spunto nacque nei primi anni ’90, quando regalai a mia cugina Eugenia, che allora aveva poco più di cinque anni, un libro-gioco per bambini appena alfabetizzati, Il gatto con gli stivali di Paola Sacchi (Ed E.Elle). Lei lo apprezzò molto, e così pensai di far fare ai libri-game un piccolo (anagrafico) passo indietro…”

E così adesso la Lapis, casa editrice romana specializzata e ben nota nel settore, propone al pubblico Osvaldo e i cacciatori, rivolto principalmente ai bambini vicini alla fine dell’asilo o all’inizio della scuola elementare, ma non solo, visto che anche bimbi più piccoli lo hanno provato e apprezzato, magari aiutati dalla mamma o dal papà.

Questo perché il meccanismo narrativo che “sta dietro” al libro è ingegnoso ma molto semplice, basato su un accorto uso dei colori e delle trenta tessere illustrate che compongono l’opera.

In ogni tessera ci sono due vignette relative alla storia del leprotto Osvaldo, il protagonista, ed ogni vignetta ha un simbolino colorato in basso, a sinistra o a destra.
Per iniziare il gioco, il giocatore-non lettore prende la tessera che ha una stella gialla in basso a sinistra: la prima vignetta mostra un leprotto nel suo lettino, svegliato all'improvviso da rumori lontani di spari. Nella vignetta accanto, Osvaldo si affaccia dalla tana e vede arrivare i cacciatori, e c’è un pallino rosso in basso a destra.
Per proseguire, occorre cercare le tessere che hanno un pallino rosso in basso a sinistra. Nel “mazzo” ce ne sono due: in una il leprotto resta nella tana a decidere cosa fare, nell’altra prepara il suo fagotto e parte per la città. Il giocatore è libero di scegliere la tessera che preferisce e metterla accanto alla prima… ad esempio, se vuole che Osvaldo vada in città, prenderà la seconda tessera. Questa ha in basso a destra un pallino nero, e per far proseguire la storia sarà necessario cercare le tessere col pallino nero in basso a sinistra… e così via, sino ad arrivare alla tessera che ha, in basso a destra, una stella: la storia è finita, ma si può sempre ricominciare, come in un “qualunque” libro-gioco!

Osvaldo e i cacciatori è molto semplice ed immediato (come giusto, se consideriamo il suo target) e funziona come un libro-game, ma in realtà è un prodotto molto innovativo: “E’ un’assoluta novità nel mondo dei libri-gioco - spiega Andrea - una narrazione a bivi non testuale o ipertestuale, ma disegnata, basata cioè su una storia che si sviluppa in modo coerente tramite una sere di illustrazioni fra loro collegate”.
Un meccanismo decisamente originale… “Ho avuto l’idea abbastanza velocemente, quasi una folgorazione, poi è seguita la messa a punto. Nel 1998 avevo già un prototipo molto avanzato ed ho iniziato a portarlo in giro. Devo ringraziare per i playtest le maestre e i bambini dell’asilo di Praticello di Gattatico, la cittadina in provincia di Reggio Emilia dove ho fatto il servizio civile, e la mia amica maestra elementare Emanuela Cerutti, di Bergamo, che lo ha provato con buoni risultati anche con bimbi stranieri più grandi, immigrati del nord Africa e dell’Europa dell’Est, che in questo caso più che non alfabetizzati avevano poca dimestichezza con la lingua italiana.
Penso che, ancora una volta, la contaminazione fra esperienze simili in campi diversi, l’eclettismo, se vuoi, mi abbia aiutato: penso al Domino, per quanto riguarda il legame fra le tessere e quindi il passaggio da un momento della storia all’altro, ma anche alla mia partecipazione (con Pier Giorgio Paglia) alla realizzazione, per Stream, del cartone animato Giò Gatto, anch’esso a bivi, e basato molto più sulle immagini che sulle scritte in sovrimpressione.”

E visto che si parla di immagini passiamo a Valeria, che giusto un anno fa arrivava in libreria con la favola illustrata Una notte… (ed. La Biblioteca) ed ora si cimenta con l’illustrazione di un lavoro non suo: “Collaborare con Andrea è stato molto stimolante, un bell’incontro di teste e professionalità diverse” esordisce, molto seria e di poche parole. Ma non appena può soffermarsi sul suo lavoro si scioglie: “Illustrare Osvaldo non è stato semplice. Trenta carte sono molte, e per ognuna occorrevano due vignette. Ma, al di là dell’impegno quantitativo, la difficoltà consisteva nel dover spiegare la storia solo con le immagini, senza alcun testo: il disegno, prima ancora che un'espressione artistica, in questo caso è un vero e proprio mezzo narrativo. Per questo ho optato per uno stile immediato, con colori brillanti e immagini chiare e subito fruibili. In particolare, c’era l’esigenza di realizzare e rendere evidente la sequenzialità delle diverse vignette (es: la casa in cui sta Osvaldo è la stessa che ritroviamo nelle due vignette consecutive) e assicurare fra loro la massima coerenza (es: la casa da cui parte Osvaldo è la stessa in cui ritorna, alla fine… e questo si deve vedere a colpo d’occhio!).
In questo senso, mi ha aiutato il computer, con cui ho ritoccato molti disegni e colorato le vignette… proprio con l’obiettivo di una omogeneità grafica degli scenari e fra le diverse carte”.

“Valeria ha creduto subito nel progetto - interviene Andrea - buttandosi a capofitto nella sua realizzazione. Lo stile del disegno di Osvaldo è molto diverso da quello di Una notte… e lei ha lavorato molto, all’inizio, proprio nell’individuare e mettere a fuoco lo stile più adatto. Forse non si vede, ma dietro le lineari illustrazioni di Osvaldo ci sono tanti studi del personaggio, bozzetti delle tessere, prove sulla tonalità dei colori e il numero di ombre, un lavoro molto attento, svolto anche interfacciandosi con la Lapis”.

Conclude Valeria: “La progettazione è stata lunga, indubbiamente, ma il fatto di dover cambiare stile è stata per me la cosa più divertente. Ho optato per immagini basate sul segno, più che sulla elaborazione dettagliata, concentrandomi molto sulla invenzione dei personaggi e degli scenari, che come detto dovevano essere fra loro coerenti… ma senza annoiare: sono “sagome vive”, che dal centro della vignetta animano ogni scena e tutta la storia, non fotocopie riprodotte con lo stampino vignetta dopo vignetta!”

E così, alla fine, Osvaldo è nato.
Alla Fiera dell’Editoria per ragazzi di Bologna, chiusasi il 17 aprile (2005) scorso, è stato presentato ufficialmente, riscuotendo un buon successo fra il pubblico specializzato della rassegna ed incuriosendo anche editori stranieri (che da tradurre hanno solo la confezione, non essendoci testo!).

Ad ogni modo, la Lapis ha deciso di dedicare a Osvaldo una collana apposita, il Mischiastorie, per proporre al pubblico nuove avventure, e non solo, sottolinea Andrea: “Ho già pronte un certo numero di storie, che devono solo essere illustrate (GLOM!, ^___^, NdVale). Sono tutte indipendenti ma, questo è il bello, sono costruite in modo tale che mazzi di tessere di diverse storie potranno essere fra loro mischiati, permettendo al giocatore di costruire nuove coerenti storie con le tessere di diverse “puntate” delle avventure di Osvaldo”.

E, a questo punto, non possiamo che concludere notando come Osvaldo e i cacciatori sia, contemporaneamente, lo zen del libro gioco (nel senso che gli elementi costitutivi dei libri game e della narrazione a bivi sono presenti nella forma più “pura”) e, in una prospettiva di lungo periodo, il più gigantesco libro-gioco della storia, una grande e nuova macchina per sviluppare storie a proprio piacimento, partendo da una serie (espandibile) di snodi e momenti narrativi… aspettiamo quindi con curiosità le prossime uscite della collana.

...E se poi, a forza di giocare con Osvaldo, ai bambini ormai cresciuti verrà voglia di inventare e proporre loro storie ve lo racconteremo nelle future edizioni del Trofeo RiLL! (^___^)

“Osvaldo e i cacciatori” sarà presentato da Andrea Angiolino e Valeria De Caterini per la prima volta a Roma sabato 30 aprile 2005, dalle ore 16:00, presso il negozio La Città del Sole (via della Scrofa 65) e poi il 18 maggio, nell’ambito delle manifestazioni che il Comune di Roma dedica alla Giornata del Gioco, alla Biblioteca Centrale per Ragazzi.

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