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Nel 2024 il Trofeo RiLL ha compiuto trent’anni!
Per festeggiare questo “compleanno”, abbiamo deciso di intervistare i vincitori e le vincitrici del concorso, dal 1995 a oggi: un viaggio nella storia del Trofeo RiLL, per parlare dei racconti che lo hanno vinto e delle persone che hanno scritto quelle storie (e la nostra storia). Pubblicheremo tutte le interviste nelle prossime settimane, fino a Lucca Comics & Games 2024.
Luca, tu hai vinto il concorso nel 2009, con una storia decisamente immaginifica e avventurosa, oltre che con un titolo davvero unico: “Accadde tra le umide foreste di Madre Africa”. Vorrei chiederti di parlarcene, non solo a livello di trama, ma anche di quelle che erano le idee, gli spunti, gli obiettivi che ti eri dato quando l'hai scritta.
La cosa curiosa di “Accadde tra le umide foreste di Madre Africa” è che l’idea intorno alla quale ruota deriva da un racconto che vinse il concorso SFIDA dell’anno precedente, intitolato “Nel ventre formicolante della Terra” (scelgo sempre titoli brevi e per nulla complessi, non trovate?). Devo perciò necessariamente aprire una parentesi e fare un passo indietro…
Nella storia vincitrice di SFIDA 2008 mi serviva un ostacolo che solo il protagonista potesse superare indenne, per farlo giungere al suo obiettivo e, poiché il protagonista era un mimo cantastorie privo dell’uso della parola, mi venne in mente che tale ostacolo potesse essere costituito da una tribù di torturatori che, annidati ai margini del deserto, catturassero i viaggiatori, li torturassero a morte, conservando le loro urla di dolore per poi farne un commercio di qualche tipo. Il mimo, che non poteva urlare, diventava inutile per loro, e dunque, dopo le prime sevizie, veniva lasciato andare.
In quel momento non avevo approfondito la questione: mi servivano soltanto dei nemici, e non mi interessavano affatto le loro motivazioni, erano ininfluenti per la trama. Ma il racconto per il Trofeo RiLL dell’anno dopo nasce proprio da qui, perché, a un certo momento, di punto in bianco, mi sono chiesto: “OK, questi tizi imprigionano le voci dei torturati in grossi otri, ma poi cosa ci fanno? Le vendono? E a chi? E, soprattutto, a quale scopo?”
È per dare una risposta a queste domande che ho cominciato a strutturare la società dei Mercanti senza Voce, a fornire loro un fine, a creare personaggi e intrecci fra loro, finché non mi sono trovato fra le mani la storia di “Accadde tra le umide foreste di Madre Africa”, che racconta di uno di questi Mercanti, che desidera però vivere un’altra vita, diversa, e che, per questo, abbandona la propria comunità e intraprende un viaggio insieme ai compratori delle voci.
Il suo è il classico viaggio di maturazione dell’eroe, che prende coscienza di sé stesso e del mondo che lo circonda, arrivando a ottenere una nuova prospettiva sulle cose. In questo caso, concluderà che la sua comunità di torturatori è migliore delle altre, che si massacrano fra loro in guerre insensate e prive di qualunque scopo, sprecando migliaia di vita senza ottenere nulla in cambio, se non morte e disperazione.
La storia contiene dunque molti elementi, dalla fame di avventura tipica dei giovani (che li spinge a fantasticare sulla bellezza della guerra e sul valore del coraggio) al brutale risveglio di quegli stessi giovani, precipitati in un abisso di follia e sangue.
Il mondo in cui si svolge la vicenda è il nostro, deformato però da una guerra nucleare (ipotesi sempre meno improbabile ogni anno che passa, ahimè), che ha trasformato la Francia in un arido deserto vetrificato: è qui, infatti, che vivono i Mercanti di Voce. Altri luoghi sono stati risparmiati da questa orrida sorte (come le foreste centroafricane dove si svolge la seconda parte del racconto), ma sono comunque stati consegnati a un destino di morte non troppo diverso.
Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa risposta, che l’edizione che ho vinto è la quindicesima, quindi proprio “nel mezzo” del metaforico “cammin di nostra vita” (di RiLLica vita!, NdR), che dalla prima edizione porta alla trentesima, che ora celebriamo. Vedere quel numero romano, XV, nella targa che fa bella mostra di sé nella mia libreria mi provoca sempre un grandissimo senso d’orgoglio.
(per inciso: la foto scelta da Luca Barbieri e la citazione della targa premio nella sua risposta ci riportano a un'epoca ormai passata, nella quale ogni anno sceglievamo e poi ritiravamo le targhe del Trofeo RiLL dal nostro "targaro" - come si dice a Roma - di fiducia, cioè Braccini Coppe, senza cui tante nostre premiazioni non sarebbero state le stesse, e che quindi ci pare giusto citare e ringraziare da questa pagina!, NdR)
Cosa ricordi della premiazione, della partecipazione a Lucca Comics & Games e, più in generale, dell’interazione con RiLL in quell'occasione (e dintorni)?
Ho un ricordo estremamente piacevole degli organizzatori, della loro gentilezza e attenzione, del loro calore. Rammento soprattutto la telefonata con cui Alberto Panicucci mi comunicò il risultato. Ero al lavoro, risposi con una certa fretta, e dall’altro capo del telefono sentii la sua voce gioiosa che mi diceva: “Hai vinto!”. Fu un’emozione incredibile.
Seppi poi che quell’anno la competizione si era rivelata particolarmente serrata e che avevo vinto proprio d’un soffio (è vero! per questo è cavalleresco citare il racconto secondo classificato: “Il libro dei profeti”, del bravo Stefano Andrea Noventa, NdR).
Ricordo anche che il giurato che mi premiò, lo scrittore Massimo Mongai, esordì con un gran sorriso, che si apriva in mezzo alla sua folta barba, cui seguì la domanda: “Ma come ti sei permesso?”, alludendo al miscuglio di generi e temi che avevo compiuto nel mio racconto, come se avessi infilato tutto dentro a un frullatore.
Alla premiazione volle assistere a tutti i costi anche mia madre, che aveva serie difficoltà di movimento, e venne “scortata” lungo tutte le mura di Lucca, dal parcheggio al padiglione della fiera, da mia zia.
Vorrei fare ora una cosa che, per l’emozione, dimenticai di fare allora, ovvero dedicare la mia vittoria al Trofeo RiLL a mia nonna Liliana, scomparsa poco prima della premiazione. Sono sicuro che le avrebbe fatto piacere essere presente.
Parliamo di te, adesso. Dal 2009 di tempo ne è passato! Cosa fai adesso, cosa hai fatto, in ambito letterario e non?
Nel 2009 lavoravo in banca, nel settore imprese, in un elegante e storico ufficio del centro di Genova. Era un ottimo lavoro, ma era soltanto un lavoro.
Ora, invece, vivo un sogno: dal 2016 sono redattore ed editor per la Sergio Bonelli Editore. Sono diventato giornalista e mi occupo di scrivere articoli, correggere le bozze dei fumetti e, in particolare, svolgo il ruolo di curatore delle testate fantasy della casa editrice: Dragonero e Senzanima. Per la Bonelli svolgo anche il ruolo di sceneggiatore per diverse testate, fra le quali il mitico Tex, e ho esteso questa mia attività anche ad altri editori, prima fra tutti la Disney.
(per inciso: a fine 2015 Luca Barbieri ci raccontava in questo articolo il suo esordio come soggettista per Tex; inoltre, con riferimento a Dragonero, qui accanto la copertina dell'albo di febbraio 2020 che segnò il suo esordio come soggettista e sceneggiatore per tale serie: illustrazione di Gianluca Pagliarani e colori di Paolo Francescutto, NdR)
Ho pubblicato diversi libri e ho fatto della scrittura il mio lavoro. Sono convinto che vincere il Trofeo RiLL sia stato fondamentale, avendo confermato in me la consapevolezza che avevo il talento per farcela, per coronare il mio sogno, seguendo una strada illuminata da mille Riflessi di Luce Lunare.
Quindi, grazie a tutti voi!
(ovviamente, il percorso di Luca Barbieri successivo al 2009 è merito del suo impegno e del suo talento, non di RiLL; ci fa però molto piacere avergli dato "slancio" all'epoca e soprattutto avere adesso un buon amico nei "piani alti" della Sergio Bonelli Editore..., NdR)