Volevo solo vedere le stelle

di Jari Lanzoni
Quarto classificato all'XI Trofeo RiLL
[racconto presente nell'antologia Viaggio a Mondi Incantati, Nexus Editrice, 2005]


repertorio/ intervista n. #0032
Sissignore, sono autorizzato a rispondere. Mi chiamo [no legal information], distretto [no legal information], ho risposto io alla chiamata. ...Precisamente. ...Beh, ho pensato che stesse per accadere qualcosa, sì, qualcosa di grosso. Teniamo corsi sulla prevenzione del terrorismo, sul modo di operare di determinate falangi oltranziste, come nascondono gli esplosivi, come comunicano, quali obiettivi prediligono. Appunto. ...Sì. La telefonata veniva da un quartiere residenziale, la donna parlava del marito e di quello che stava facendo. Allora ho detto “Ecco, ci siamo”, ho cercato di tranquillizzarla ed ho inviato la pattuglia più vicina. Già, ero emozionato. Sappiamo che può accadere in ogni momento, siamo preparati a questo ed il nostro timore è che inizi proprio in un ambito famigliare.
Esatto, ho proprio pensato “finalmente”, sì, “finalmente succede”. Come? No, Beh... no, non ci auguriamo mai di ricevere una chiamata d’emergenza, no. Abbiamo seguito la pattuglia tramite le loro microcamere digitali ed i video stradali. I nostri ragazzi sono stati dei razzi. Impressionante. Quando li abbiamo visti entrare in azione un mio collega ha gridato “Wow, lo prendono”, e poi la porta è saltata, e loro si sono gettati in mezzo al fumo.
Eh? No, abbiamo seguito la scena solo fino all’ingresso nella stanza del ragazzo. Esatto. La normativa 2007 serve anche a questo, le scene che non vengono considerate da diffondere sono subito escluse. Sì. ...Dopo? Li abbiamo aspettati, erano già qui quando l’ispettore ha fatto uscire la donna dall'appartamento. L’abbiamo ascoltata commossi. E’ il nostro lavoro.

repertorio/ intervista n. #0035
No, non mi hanno mai dato troppo fastidio le lastre di protezione, sono un’ottima difesa architettonica contro le incursioni. Sì. Sì? ...Lei dice? Beh, forse pensa che non sia il massimo avere una gabbia di cemento armato attorno ad ogni edificio cittadino, però... Come? Ho detto “gabbia”? Ho detto “gabbia”? No, sarà stato un lapsus. Non mi sento... no, non mi sento... chiuso.

repertorio/ intervista n. #0041
Ho visto il servizio. No, ho scosso la testa, tutto qui. Io ho fatto la guerra, tutte e quattro le Campagne Arabe, ero nelle pattuglie urbane e so cosa significa trovarsi in quella situazione. Quando qualcuno parla di terrorismo, la prima cosa da fare è togliere la sicura. Abbiamo paura, abbiamo tutti paura ed occorre che ognuno di noi si impegni a proteggere questa nostra libertà.
E’ un bene prezioso, ma va usato nel modo giusto per... come? Esagerati? No, non credo proprio, quelli sono i commenti di chi non ha rispetto per la legge. Non hanno capito. Il pericolo non è quello, il pericolo è vedere un aereo che viaggia senza essere sorvegliato da due caccia, è non sapere il nome del mio vicino o sentirlo camminare di notte, è vedere mio figlio giocare fuori dall’area di sorveglianza civica, o mia moglie che cammina tra gente che non conosco. Quello è il pericolo, non la polizia che fa solo il proprio lavoro.

repertorio/ intervista n. #0027
Sono io. [no legal information]. Sì. Dottor [no legal information]. Accomodatevi, pure. Ah, certo. Eh. Ci mancherebbe altro. Eh. Mi chiedevo quando sareste arrivati, ho letto di questi servizi sulla sicurezza globale. La normativa 2007 sulla politica anti-terroristica ci interessa da quasi un quinquennio, farla rispettare è il nostro lavoro, sapevo che sareste passati. Cosa ne penso? Beh, credo che sia ben fatta, e tuttora l’unica normativa pensabile per la difesa cittadina, ed è stata realizzata per operare a qualsiasi livello, dalla riforma del codice di polizia alle normative sull’edilizia, fino al comportamento del singolo cittadino.
Lo sa cosa significa guardare la pianta di un quartiere industriale, oggi? Significa vedere una distesa speculare di palazzi gemelli, un panorama regolare di stabili anonimi, ognuno ricoperto da una griglia di cemento armato W11. Nessuno che non vi lavori all’interno può sapere quale sia un ufficio regionale, un laboratorio di prodotti chimici, una centrale elettrica o una fabbrica di bambole. Nessuno può distinguerli, qualsiasi Terrorista che decidesse di sferrare un attacco dal cielo dovrebbe andare alla cieca. Grazie alla normativa 2007 “abbiamo trovato protezione nell'uniformità”. Come? Non posso citare lo spot? Mi scusi.
Beh, è lo stesso per qualsiasi zona residenziale: case confortevoli, sicure, filtri di depurazione e bacini idrici sorvegliati, eli-pattugliamenti dello spazio aereo, controllo dei codici identificativi obbligatori fin dal quinto anno di età, squadre di sicurezza e pronto intervento ogni due quartieri. Nessuno desidera che succeda qualcosa, ma potrebbe avvenire da un momento all’altro. Sono anni che abbiamo preso coscienza della minaccia incombente, ed abbiamo risposto come meglio potevamo. Le nostre città sono sicure... quando accadrà il peggio saremo pronti.
...
Sì. Sì, ho sentito di quella faccenda delle stelle.
...
Beh, sa che le dico? Anche questo rientra nella normativa. Girano voci secondo cui i Terroristi attirano i ragazzini entrando nelle reti private, come faccio a sapere che il ragazzino oltre la mia porta blindata non abbia lo stomaco pieno di involucri di C6, ed in mano un detonatore? Nel dubbio occorre usare anche le maniere forti. La responsabilità individuale è essenziale per debellare la minaccia del Terrorismo internazionale.

repertorio/ intervista n. #0051
Io dico che hanno fatto bene, e non mi vergogno ad ammetterlo. Abbiamo tutti paura quando sentiamo una notizia del genere. Un ragazzino che si permette di puntare fuori quel coso con le lenti, ma siamo matti? E se fosse stato un Terrorista? E se stava spiando dentro la casa di qualcuno? Magari dentro la mia, Dio santo, ho una moglie e due figli, Dio santo. Non voglio nemmeno pensarci. Ogni volta che torno a casa ringrazio il signore di trovare gli allarmi come li avevo lasciati, e mezzo metro di cemento W11 tra la mia famiglia ed il mondo esterno. No. Non ci voglio credere, hanno fatto bene. Io amo la mia famiglia, ed ogni giorno che vedo i miei figli andare a scuola prego che tornino a casa il prima possibile. Qui siamo al sicuro. Impazzirei se sapessi che anche uno solo dei loro amici sbircia fuori dalla sua gabbia. ...eh? Ho detto “gabbia”?

repertorio/ intervista n. #0038
Buongiorno. Hmmm. Lo immaginavo, dite pure. Disponibile? Non proprio, sono solo troppo vecchio per discutere, e poi la conosco a memoria la solfa: “autorizzazione ministeriale, diritto alla diffusione delle comunicazioni”. Tutte cazzate neo-liberiste, andiamo avanti. Sì, lo conoscevo, anche il figlio. Giusto? No. Non avevano fatto niente, ma non importa. Perché? “Normativa 2007 anti-Terrorismo”, mi rimbomba nelle orecchie come quella musicaccia. Non importa se uno non ha fatto niente, non importa più. Perché, la stupisce? Certo che ho paura, ma non della stessa cosa che a lei hanno insegnato a temere. I Terroristi? No. Loro se ne stanno nei loro video, incazzati o esaltati, non ne escono mai, da anni. Loro non mi fanno paura.

repertorio/ intervista n. #0034
Ho detto che non sono tenuto a rispondervi, vi prego di uscire. No. Ho detto... Ho de... Sara torna in casa. Adesso! No! Sentitemi bene, rivolgete un’altra domanda a mia moglie e vi spacco la videocamera in faccia! Non me ne frega un cazzo. Non me... Eh?! Me ne fotto delle sue stelle! Il nostro lavoro è proteggere la gente, stronzi, anche quelli come voi. Io ero là, e nessuno sapeva cosa aveva in mano, che cazzo ne sapete voi, eh? Niente! I suoi genito...? Ma vaffanculo!

repertorio/ intervista n. #0055
Quando ho telefonato mi si è stretto il cuore, ma non ce la facevo più. Mi scusi. Non ce la facevo più. Tutte le notti restavo sveglia a pensare a quello che lui aveva fatto, pregando che nessuno li vedesse. Lui diceva che era una sciocchezza, ma io mi vergognavo, avevo paura. Quando ho visto che avevano montato quella specie di cannocchiale sono quasi impazzita. Alla notte si mettevano lì, ed io morivo ogni volta che sentivo le sirene della polizia. Lui non capiva, ma io mi sentivo sempre addosso lo sguardo delle altre persone, non potevo andare fuori senza avere paura. Quando alla fine ho telefonato l’ho fatto di nascosto, in bagno, avevo paura. Sì. Ho pianto. Un Terrorista? No, no, non credo. L’ho pensato, lo confesso, scorrevo le istruzioni della difesa cittadina, i test per identificarli. No. Il verdetto è stato SOLO di infrazione della normativa 2007. Nient’altro, non era un Terrorista. No, non lo voglio più rivedere.
Adesso sono sola.

repertorio/ intervista n. #0068
Ciao. Sì, ciao, io sono uno studente della scuola elementare [no legal information] ed il mio codice identifr-icativo è [no legal information]. Lo so signora, me lo ha detto anche la maestra. Sì, l'identiff-fr-icativo l’ho ripasso alla mattina, mamma ci tiene.
Eh, no, la maestra [no legal information] la conoscevamo poco. Sì, dopo la signora Preside ha spiegato tutto, quando la polizia era già andata via.
Ecco, ieri la maestra aveva parlato di quella storia delle stelle. La maestra ha detto che c’era un bambino con un arma otc-ottcc... con una specie di tubo, lungo, che guardava fuori dalla griglia di cemento. E suo padre, per aiutarlo, ha rotto uno degli angoli della griglia, una brutta cosa. Allora hanno pensato che fosse un Ter-rrr-rorista e l’ha portato via. Eh? Via. Non lo so dove. Via. Abbiamo fatto il tema su quel bambino, dovevamo scrivere cosa pensavamo che lui guardasse. Esatto.
La polizia ha portato via la maestra [no legal information], ma la rivediamo nel canale televisivo [no legal information]. ...Non ho capito il perché. ...Sì, penso di sì.
Sì. Grazie. Grazie. Come? Una domanda? ...Sì. Una cosa ci sarebbe.
Non lo capiamo bene, non si capisce quando la spiegano: cosa sono i Terroristi?


Nato nel 1975, Jari Lanzoni vive a San Lazzaro di Savena (Bologna), con sua moglie Francesca e sua figlia Anna. Lavora nel settore del turismo.
Si dedica con pari passione alla scrittura, ai giochi di ruolo e alla scherma storica.
Ha pubblicato i romanzi “Il Maestro dei Sapori” (vincitore del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2014) e “Rebellium” (vincitore del premio Samhain per romanzi brevi), e i romanzi fantasy “Domatori di Draghi” (Delos Books) e “Portatori di Caos” (ed. Nocturna).
Ha scritto un numero imprecisato di racconti, arrivando in finale in diversi concorsi letterari. In particolare, nel 2004 ha vinto il premio Alien con il racconto di fantascienza “Null”, mentre nel 2005 è giunto quarto all'XI Trofeo RiLL, con "Volevo solo vedere le stelle". Con "Nahan" è stato finalista al Trofeo RiLL anche nel 2016.
In ambito ludico, ha firmato la trilogia di giochi di ruolo de “Il Mondo di Eymerich” (ed. Wild Boar).
Come istruttore di scherma storica, ha pubblicato il manuale di scherma medievale “La Lancia, La Spada, La Daga” (per Il Cerchio iniziative editoriali); inoltre, è di prossima pubblicazione il suo trattato “Il Combattimento Storico da Strada” (Dielle Editore).
Il suo sito personale è
www.jarilanzoni.com

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