LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti...: la parola agli autori e alle autrici

Intervista agli autori e alle autrici del 29esimo Trofeo RiLL e di SFIDA 2023 pubblicati nell’antologia LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2023]

La ventunesima uscita della collana Mondi Incantati è l’antologia LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni, presentata da RiLL a Lucca Comics & Games 2023.
Il libro, edito da Acheron Books, propone 12 racconti: 9 sono stati selezionati nell’ambito del 29esimo Trofeo RiLL e SFIDA (cioè i concorsi curati nel 2023 dalla nostra associazione) e i restanti 3 hanno invece vinto i concorsi esteri con cui il Trofeo RiLL è gemellato.

Come tradizione ormai consolidata, dedichiamo agli autori e alle autrici dei racconti premiati del 29esimo Trofeo RiLL e di SFIDA 2023 un’intervista collettiva: per parlare più nel dettaglio delle caratteristiche di ogni storia, e stimolare la curiosità dei lettori/ lettrici...
Inoltre, data l’attenzione che queste interviste collettive hanno riscosso in passato, abbiamo realizzato anche una seconda intervista, dedicata agli autori/ autrici stranieri presenti nel volume.

Detto questo, passiamo a parlare dei racconti classificatisi ai primi cinque posti al 29esimo Trofeo RiLL, che formano la sezione di apertura dell’antologia Mondi Incantati del 2023.
Ricordiamo che questi testi sono stati scelti dopo una lunga selezione, che ha coinvolto (da aprile a settembre 2023) i 410 racconti ricevuti: l’edizione 2023 del Trofeo RiLL, infatti, è stata la terza di sempre per numero di racconti partecipanti!
Quindi, doverosamente, vogliamo ringraziamo i quasi 350 autori e autrici, residenti in Italia e non, che ci hanno inviato racconti: siamo onorati di tanta attenzione, che ci sprona a lavorare per un Trofeo RiLL sempre migliore.

I cinque racconti premiati del 29esimo Trofeo RiLL sono opera di quattro autori e un’autrice. Per quattro di loro si tratta della prima pubblicazione su un’antologia Mondi Incantati e, anzi, per l’unica autrice fra i 5 premiati questa è la prima pubblicazione in assoluto… e siamo felici di essere proprio noi a pubblicarla per primi!

Un altro elemento significativo della classifica finale è che sui gradini più alti del podio troviamo due racconti di autori del Sud. Da sempre riceviamo racconti da tutta Italia (oltre che dall’estero), ma i racconti che arrivano dal Mezzogiorno sono sempre un po’ meno di quelli che ci si potrebbe “aspettare”, considerando la popolazione di quelle regioni. Per questo, ci sembra particolarmente apprezzabile che il 2023 riequilibri un po’ un trend storico del concorso, dando spazio a due autori di valore come Francesco Corigliano (vincitore) e Giorgio Cappello (secondo classificato).

Il racconto di Francesco Corigliano, Le case che abbiamo perso, è anche quello che dà il titolo al libro.
È un racconto di grande atmosfera, in cui edifici vuoti e cadenti vagano (muovendosi sulle loro zampe meccaniche) per una steppa senza fine, dove gli uomini vivono a stento, in piccole comunità. È uno spunto abbastanza spiazzante e che non a caso ha diviso lettori-selezionatori (prima) e giurati (poi), nel senso che alcuni di loro hanno trovata questa idea “eccessiva”, al netto della qualità formale del testo.
Ecco, Francesco, vorrei chiederti se avevi sentore di questa “divisività”, quando hai scritto la tua storia e la hai magari fatta leggere a qualche amico…

“Quando ho scritto il racconto ero in una fase in cui tentavo di scrivere cose che fossero fuori dalla mia comfort zone. In questi casi in genere penso a qualcosa del mondo che diamo per scontata e mi chiedo: Bene, che succederebbe se non fosse così?
“Ne possono venire fuori storie nelle quali la pioggia si alza dalla terra verso il cielo, in cui il fuoco costruisce invece che distruggere, oppure in cui le persone stanno ferme e le case camminano. Speravo quindi che l’idea potesse stupire, o comunque suggerire una prospettiva diversa sul nostro mondo, ma sinceramente non mi sarei aspettato che potesse risultare divisiva.”

Sul tema della prospettiva diversa si può notare che qualche giurato ha notato proprio come il racconto capovolga il tema, molto attuale e drammatico, delle migrazioni… ma a me interessa evidenziare un altro aspetto di Le case che abbiamo perso.
Il tuo è un racconto circolare: inizia con una scena in una delle oasi dove vivono gli uomini, e da lì la voce narrante inizia un lungo flash-back, ripercorrendo la propria vita e tratteggiando l’ambientazione stessa. E alla fine si ritorna esattamente al punto di partenza, all’oggi del protagonista. Infatti qualche lettore e qualche giurato ha commentato che Le case che abbiamo perso è un racconto che ti lascia una gran voglia di sapere di più, cosa succede dopo (e questo elemento ha sicuramente pesato, nel determinare il risultato del concorso).
Volevo chiederti se questa circolarità è stata da sempre nella tua testa, quando hai immaginato la storia.

“In effetti ho deciso da subito che il racconto sarebbe stato circolare e una non-storia, con pochi fatti e molte immagini. Volevo offrire uno spaccato di un mondo diverso dal nostro, e volevo farlo attraverso la prospettiva di una persona che ricorda e racconta. È un viaggio in uno spazio-altro, ma anche nella memoria e quindi nel tempo; non in un tempo vitale, che segue un progresso lineare, ma nel tempo del rimorso e della nostalgia di un essere umano che si avvia alla fine dei suoi giorni e che ritorna con la mente alle proprie origini. Probabilmente si potrebbero ambientare molte altre storie in questo mondo di case deambulanti, ma io ho voluto concentrarmi su questa visione malinconica.”

Sicuramente Le case che abbiamo perso è un racconto in cui l’elemento del tempo e del ricordo sono centrali, insieme ovviamente all’idea degli edifici che si muovono sulle proprie zampe, non a caso immortalata anche dalla nostra Valeria De Caterini nella copertina dell’antologia 2023.
Un racconto che ha sicuramente molti aspetti peculiari, che siamo felici di avere premiato come vincitore!

Con il racconto secondo classificato, invece, si cambia totalmente atmosfera, dato che ci spostiamo nella Palermo contemporanea.
Tutt’apposto, di Giorgio Cappello, può essere visto come un racconto-pastiche: si svolge in Sicilia, e per questo contiene po' di dialetto (il che richiama le storie di Camilleri e le fiction sul commissario Montalbano) e riferimenti alla mafia (senza dubbio un tema “forte” e ben connesso all’ambientazione); come elemento fantastico utilizza il topos della trasformazione da essere umano ad animale (un classico della letteratura fantastica, sin dall’antichità); infine, il racconto alterna abilmente ironia (si potrebbe dire… condominiale) e situazioni drammatiche (perché oggettivamente il protagonista si trova nei guai, e grossi!). Il mix di questi elementi produce una storia in cui il lettore si trova subito a proprio agio… ma, attenzione!, questo avviene perché l’autore ha saputo scegliere con cura gli ingredienti, dosarli per bene e “cucinarli” a puntino.
Quindi, Giorgio, vorrei chiederti come hai scelto gli ingredienti della tua storia e in che modo hai lavorato a miscelarli al meglio, per produrre questo bel racconto.

“A me piace che tu abbia usato il termine pastiche, che sa di alta cucina.
“Per me Tutt’apposto è una storia svuota frigo. Io avevo in mente tre racconti distinti: uno umoristico su un’anziana vicina di casa molto invadente, uno molto più drammatico su un uomo indebitato con la mafia e un terzo a tinte più horror, con una donna che una mattina si svegliava trasformata in un mostro famelico. Di qui, mi è balenata la masochistica idea di farne un unico racconto. Questo però si rivela pieno di curve e scossoni per il lettore, perché si cambia spesso tema, linguaggio e tono.
“È stato quindi necessario mantenere un ritmo uniforme nel racconto, per di più senza sforare rispetto allo spazio che il Trofeo RiLL mette a disposizione. Per farcela, memore del mio passato da sceneggiatore di fumetti, ho dissezionato il testo e misurato ogni singola parola, per togliere tutto quello che non fosse funzionale a guidare il lettore all’interno della storia. In questo modo, puoi tranquillamente accompagnare il lettore per tutto il racconto, stordirlo con un colpo di scena dove serve e riaccompagnarlo all’uscita, magari dandogli un’altra botta in testa prima di salutarlo.
“Ah, dimenticavo: io non so cucinare. Ogni volta che faccio un uovo al tegamino, aumento l’entropia dell’universo.”

Non saprà cucinare, ma sicuramente Giorgio Cappello sa scrivere e confezionare con efficacia una storia molto godibile: davvero i migliori complimenti da parte di RiLL!

Al terzo posto della classifica 2023 troviamo un racconto che si distingue tematicamente dagli altri premiati, anzi, è forse uno dei testi più originali che ci è capitato di pubblicare. Si tratta de I colori del Campo Santo, di Giorgio Smojver, un autore che abbiamo premiato già nel 2021 (quando vinse SFIDA e il premio speciale LCG con Il liuto e l’arpa) e nel 2022 (nell'ambito del Trofeo RiLL).
Questa storia porta lettori e personaggi letteralmente dentro il trittico di affreschi trecenteschi del Campo Santo (cioè il cimitero monumentale) di Pisa, e ha fra i protagonisti Buonamico Buffalmacco, pittore autore del trittico (lo dipinse intorno al 1335-1340), oltre che personaggio di svariate novelle del Decamerone.

Essendo la terza volta in tre anni che premiamo l’autore padovano, la domanda per lui è… una e trina!
In primis, Giorgio, si può notare che passi dal racconto che rielabora una novella di Boccaccio (mi riferisco a Il Frutteto, quinto al Trofeo RiLL nel 2022) al “racconto che Boccaccio non ha scritto” (che è l’incipit de I Colori del Campo Santo). Ti sei forse montato la testa, se permetti una domanda scherzosa?
Poi, più seriamente, vorrei che spiegassi come è nata l’idea del viaggio dentro un trittico di affreschi, che è decisamente uno spunto originale… e infine: perché, fra tutte le opere presenti nella storia dell’Arte italiana, hai scelto proprio i tre affreschi di Buffalmacco: il Trionfo della Morte, gli Eremiti, il Giudizio Finale e l’Inferno?

“Sono un appassionato del Medio Evo e amo il Decamerone. Il mio è un modesto omaggio a un grande autore come Boccaccio, che ha portato nella letteratura italiana ed europea il racconto d’arte, cioè quello in cui a una trama ingegnosa si unisce lo studio dei caratteri.
“Riguardo all’idea… C’è una tradizione di racconti fantastici in cui pittura e vita si intrecciano, da Poe a Oscar Wilde, ma per me ha contato molto il ricordo dell’episodio I corvi nel film Sogni di Akira Kurosawa, in cui il protagonista entrava, misteriosamente, in un quadro di Van Gogh.
“Infine, semplicemente, dichiaro il mio amore per i cicli pittorici del Trecento e Quattrocento. Mentre i grandi pittori del pieno Rinascimento fermano un’immagine, invece Giotto, Rogier van der Weyden, Hans Memling, Piero della Francesca mettono in scena delle storie. Gli affreschi al Campo Santo di Pisa di Buonamico Buffalmacco, talento bizzarro entrato nella novellistica toscana (in particolare in una delle novelle più famose del Boccaccio, Calandrino e l’elitropia), mostrano un gusto per la narrazione fantastica tra orrido, meraviglioso e comico. Le figure sono caratterizzate come personaggi reali. Quel trittico mi ha affascinato.”


(il trittico di affreschi dipinti da Buonamico Buffalmacco nel Campo Santo di Pisa è composto da: il Trionfo della Morte; gli Eremiti; il Giudizio Finale e l’Inferno; linkiamo a Wikipedia per maggiori dettagli su ciascuna delle tre opere; nell'immagine, il Trionfo della Morte, metri 15x5,60)


In quarta posizione troviamo Un ragazzo, un racconto ancora diverso come caratteristiche, e un’autrice che ottiene con questa storia la sua prima pubblicazione: Valentina Schiaffini, nata a Roma ma residente in Umbria.
Visto che il nostro obiettivo come organizzatori di concorsi è proprio scoprire nuove e talentuose “penne”, siamo particolarmente contenti di allungare la lista dei partecipanti che trovano in Mondi Incantati il primo libro che dà loro spazio e visibilità.

Un ragazzo è un fantasy assolutamente non epico, non avventuroso, senza grandi eroi (e come tale, differente da buona parte delle storie fantasy che riceviamo). Racconta di un contadino vedovo che decide di isolarsi dal mondo trasferendosi in una capanna sui monti, per l’inverno. Ma qui incontra un ragazzo, un barbaro/ straniero, ferito, lo salva e lo tiene con sé, per quei mesi freddi e nevosi. Nasce così una sorta di famiglia alternativa, seppure il racconto non contenga alcun riferimento all’orientamento sessuale dei due…
Si potrebbe dire che Un ragazzo è una sorta di apologo sulla diversità (rispetto a quello che la società – cioè il vicino villaggio, a valle – si attende da te) e una riflessione su come prendere quel che la vita dà (o toglie). Ci sono senza dubbio molte possibili chiavi di lettura e spunti, ma, per Valentina Schiaffini, qual è il senso del racconto? Con quale idea di fondo lo hai pensato e scritto?

“L’idea di partenza era quella di descrivere l’incontro e lo scontro tra culture diverse: due personaggi, isolati dal proprio contesto, riescono a trovare un modo per funzionare insieme, ma questo legame è ostacolato dalla società. Se singolarmente si può instaurare un rapporto di amicizia (o di amore) con qualcuno diverso da te, la società potrebbe respingere questi cambiamenti e porre degli ostacoli.
“È vero che non è un fantasy epico e che succede ben poco a livello di trama; c’è un solo elemento straordinario (la vera natura di Rachi, il ragazzo), intorno al quale ho costruito una storia molto realistica.
“È un racconto sul quale, nel suo nucleo centrale, andavo rimuginando da tanto tempo: l’idea di una persona sola che incontra una persona inattesa e decide di prendersene cura contro tutto e tutti. Nella prima stesura c’erano delle differenze importanti: ad esempio Rachi doveva essere una creatura elfica (quindi con una caratterizzazione più spiccatamente fantasy) e la protagonista una giovane vedova; la storia prendeva una piega più romantica, ma non mi convinceva. Poi c’era la suggestione del mito del dio Cernunnos, il dio-cervo dei Celti, su cui da tempo volevo scrivere qualcosa; a forza di sottrazioni e limature, il racconto ha preso forma attuale.
“È una storia sull’essere diverso (essere straniero, non rispettare le aspettative che gli altri hanno su di te) e anche una storia sulla famiglia (quella che vorremmo, quella che abbiamo, quella che ci costruiamo).”

Un ragazzo può essere descritto anche come un racconto in cui non succede nulla ma in cui, contemporaneamente, succede tutto… e questa è probabilmente la chiave del suo “fascino”.

Tanto per restare sul tema delle differenze fra i testi premiati, al quinto posto ecco È stata la Palude, di Francesco Pone: un racconto fantasy che si svolge tutto in una notte, densa di eventi, sorprese e pericoli (mostruosi!).
Francesco, quando ci siamo sentiti per la prima volta mi hai detto che hai iniziato È stata la Palude con l'idea di scrivere uno spaghetti fantasy socialista. Questa definizione mi ha divertito molto… vuoi parlacene in modo più dettagliato?

“Quando mi sono messo a scrivere il racconto sapevo solo di volermi cimentare con lo spaghetti fantasy, che è un genere che mi ha sempre incuriosito. Uno degli stilemi principali di questo genere è che non ha eroi, nel senso stretto del termine: i protagonisti sono spesso personaggi di umili origini e senza grandi qualità, che si trovano invischiati in situazioni in cui gli elementi fantasy non costituiscono il cuore della narrazione, quanto piuttosto un pretesto. Nel Medio Evo gli umili erano i contadini che lavoravano nelle curtis, e così ho iniziato ad immaginare questo villaggio, Forraneve, ed il protagonista alle prese con i problemi di un contadino altomedievale: i campi da coltivare, le corveè, come mettere insieme il pranzo con la cena.
“Viene da sé che ogni volta che si cerca di parlare dei problemi delle classi più povere si sta già facendo un discorso socialista (dico il Socialismo delle origini, non certo quello di Craxi!) Quindi, in realtà, tutto lo spaghetti fantasy è già socialista di per sé. Quello forse che ho voluto aggiungere nel mio racconto è l’idea che anche nel mondo delle creature abissali (cioè dei mostri, per farla più semplice, NdP) deve esistere una gerarchia; e forse anche tra loro chi subisce odia chi comanda. Così alla fine è venuto fuori quello che volevo sin dall’inizio: un racconto dove ci sono i mostri, ma non sono davvero i cattivi, perché la cattiveria è trans-specie e riguarda molto più spesso chi comanda e molto meno spesso chi è comandato.
“Invece, per quanto riguarda l’intreccio vero e proprio, devo dire che non c’è stata alcuna pianificazione. I personaggi di Forraneve sono usciti fuori con grande naturalezza, al punto che sto meditando di scrivere altri racconti ambientati in questo strano paese di contadini poveri e derelitti.”

In effetti, il paesello di Forraneve, piazzato da qualche parte nelle terre del Vescovo di Empoli, è un luogo che promette di ospitare molte altre buone storie spaghetti fantasy, con personaggi (e mostri!) che sembrano uscire dall’Armata Brancaleone… e queste nuove storie le aspettiamo sicuramente con curiosità!



Oltre al 29esimo Trofeo RiLL, nel 2023 RiLL ha organizzato anche SFIDA: l’annuale concorso gratuito che riserviamo agli autori e alle autrici giunti/e una o più volte in finale al Trofeo RiLL, e che mette in palio la pubblicazione su Mondi Incantati.
Il concorso prende il nome dalla SFIDA che RiLL propone ogni anno: scrivere un racconto fantastico partendo da un vincolo esterno, stabilito da RiLL di edizione in edizione.

L'edizione 2023 di SFIDA è stata però differente dalle precedenti: RiLL è stata infatti contattata da KomunIKON, un’associazione internazionale che unisce linguisti, sviluppatori, grafici e che ha creato IKON, una lingua totalmente visuale.
Per essere più chiari: IKON è una lingua basata esclusivamente su icone (cioè immagini) e che vuole favorire la comprensione reciproca fra persone che parlano lingue diverse e/o appartengono a differenti culture. È uno strumento che nella vita reale può risultare molto utile, permettendo di superare le barriere linguistiche e comunicare con chi non sa e/o non può leggere (bambini, analfabeti, persone con disabilità cognitive/ fisiche ecc.).

KomunIKON ha proposto a RiLL di esplorare gli spunti/ spazi creativi offerti dalla comunicazione visuale... e questo è stato il tema dei racconti di SFIDA 2023.
Come sempre per SFIDA, i/le partecipanti potevano interpretare liberamente lo spunto di partenza, sia rispetto al genere delle storie (fantasy, fantascienza, horror…) sia rispetto alla trama. Inoltre, non era obbligatorio usare nei racconti IKON (cioè ogni partecipante poteva inserire nella sua storia la lingua visuale che preferiva!), anche se comunque lo staff di KomunIKON ha fornito ampio supporto ai/alle partecipanti che volevano utilizzare IKON.


SFIDA 2023 ha visto la vittoria di quattro racconti, che sono stati scelti da Alessandro Corradi, Rosario (detto Valerio) Di Marco, Daniele Pagliuca, Alberto Panicucci, Francesco Ruffino, che hanno letto e valutato in forma anonima tutti i testi partecipanti.
Questi quattro racconti (e i loro autori: Marta Bonaventura, Nicola Catellani, Alessandro Izzi e Laura Silvestri) sono tutti vincitori ex aequo, e come tali pubblicati nell’antologia LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni.

Petricore, di Marta Bonaventura, però, ha ricevuto il premio speciale Lucca Comics & Games: un riconoscimento che dal 2008 il festival attribuisce al migliore dei testi vincitori di SFIDA.
Petricore è un racconto di fantascienza, dalla scrittura particolarmente curata, e proprio questo elemento fa "arrivare" forti al lettore le emozioni che sono il cuore della narrazione: è la storia di una figlia che assiste la madre malata terminale, colpita da un virus che, lentamente, la priva della capacità di parlare e di ogni altra “scintilla” vitale. Le icone del suo tablet vocale diventano quindi, pagina dopo pagina, sempre più importanti per comunicare con lei…

Autrice del racconto è, come detto, Marta Bonaventura, romana ma residente da svariati anni a Londra (il che le ha purtroppo impedito di essere presente alla cerimonia finale, esattamente come nel 2022, quando giunse seconda al Trofeo RiLL con nonmorto; qui accanto, in una foto di un anno fa, che la ritrae con la targa premio).

Marta, è impossibile non chiederti per prima cosa che effetto ti ha fatto il vincolo così particolare di SFIDA 2023. Una domanda che peraltro è particolarmente significativa se si considera che Petricore ha per co-protagonista una persona che non riesce più a parlare…

“Il vincolo mi è piaciuto particolarmente. Il tema della discrepanza linguistica è praticamente uno standard nella fantascienza (ho recentemente apprezzato come l’idea sia ripresa ne I figli del tempo di Adrian Tchaikovsky – la discrepanza interspecie diviene discrepanza comunicativa, con effetti drammatici all'inizio del romanzo), ed è uno dei miei preferiti.
“Avevo considerato la possibilità di aggiungere altri personaggi al racconto: ma ho pensato poi che questo avrebbe solo diluito, e possibilmente complicato, quello che è pensato per essere un dialogo a due, finito, tra Mamma e Leda.
“Mi piacerebbe certamente scrivere altro usando lo stesso vincolo.”

Nel 2022, parlando del tuo racconto nonmorto, “scoprimmo” che tu scrivi in inglese le tue storie e poi le traduci in italiano quando decidi di mandarcene qualcuna. Con Petricore come è andata?

“Malgrado io non sia certo madrelingua, trovo al momento più semplice pensare narrativamente e scrivere in lingua inglese. Nel caso di racconti brevi, se destinati ad una versione italiana, procedo dopo la stesura della prima bozza ad una grossolana traduzione iniziale, per poi passare alla revisione ultima (o revisioni ultime) nella lingua di arrivo.
“Per SFIDA avevo scritto diversi racconti. Il mio preferito – ma decisamente troppo lungo! – era Da non scongelare; ma ho optato alla fine per Petricore per via di una conversazione avuta recentemente con un’amica a proposito del concetto di petricore, e di quanto conti la memoria sensoriale nell’ambito del ricordo.
Petricore non è un racconto autobiografico; ma certo ci sono elementi della storia che mi toccano da vicino. Mi spaventa la fragilità del corpo umano; vivo a fatica la consapevolezza di quanto poco basti a toglierci molto di quello che siamo, e di quanta parte della nostra identità si basi sul rapporto con l’altro. Spero che quella del racconto sia percepita come un’esperienza vicina e viva per il lettore; lo è certo per me che l’ho scritto.”

È senza dubbio difficile leggere Petricore e non essere toccati dalla sua storia… e questo è sicuramente un merito che va ascritto a Marta Bonaventura e alla sua (ispirata!) penna.
Oltre a questo, il racconto utilizza un’icona di IKON, realizzata ad hoc dallo staff di KomunIKON: quella relativa alla parola “gabbiani”, così centrale nella relazione fra le due protagoniste (ovviamente, lasciamo a chi leggerà Petricore scoprire perché!)

Fra i racconti selezionati con SFIDA 2023, ce ne è un secondo che utilizza IKON: si tratta di Dove i morti viaggiano veloci, di Alessandro Izzi, di Gaeta, un autore che anche nel 2022 venne premiato nell’ambito di SFIDA (per il racconto Loop).
Dove i morti viaggiano veloci è una storia dall’ambientazione originale e di grande fascino, in cui forti richiami al mondo classico sono inseriti in una sorta di mondo parallelo, nel quale elementi delle diverse religioni monoteistiche sono tra loro mischiati. In questo contesto, le icone sono la lingua con cui i Morti comunicano, e che apposite guide-interpreti devono decifrare, per individuare il giusto cammino per i viandanti.
Decisamente, Alessandro, non ti sei lasciato scoraggiare dal vincolo e, anzi, lo hai “incastonato” all’interno di una storia molto articolata!

“Beh, partiamo col dire che, alla lettura del vincolo di SFIDA, mi sono sentito in qualche modo avvantaggiato: da critico cinematografico, vivo e respiro all’interno di una lingua visuale, con una grammatica e una sintassi ben precise. La difficoltà, semmai, è stata quella di mediare tra questo, che per me è una sorta di seconda lingua, e IKON, che è meno flessibile. Avendo poi lungamente lavorato sul rapporto tra cinema e psicoanalisi, spingere la storia verso i lidi del sogno era scelta quasi scontata.
“La verità, però, è che il racconto ha sorpreso me per primo. In genere, quando comincio a scrivere, ho in mente una scaletta abbastanza chiara (che scrivo solo quando lavoro a un testo teatrale, che ha obblighi più rigidi). In questo caso, ho iniziato pensando a un racconto diverso, che parlava di una casa infestata e di un interprete-cartomante che usava i Tarocchi per capire cosa volevano i morti. Il racconto cominciava con l’immagine di qualcuno che bussa, ma, quando, scrivendo, la porta è stata aperta, invece del cartomante stile esorcista che avevo immaginato a tutta prima, si sono affacciati all'uscio i tre personaggi del racconto. Contrariamente alle mie abitudini, ho deciso di assecondare la fantasia. Così ha preso corpo questo mondo che pone al centro i contrasti religiosi e la frattura tra la visione greca dell’arte come mimesis della Natura e la visione allegorica, molto forte nel Cristianesimo medievale, dell’immagine come realtà da interpretare, come simbolo di un significato nascosto. E, alla fine, è venuto fuori anche un omaggio indiretto a Bram Stoker e al suo Dracula. Il risultato, comunque, è mille miglia lontano dal racconto che avevo cominciato a scrivere. Buffa la mente umana!”

Per definire l’ambientazione di Dove i morti viaggiano veloci la parola più calzante è - penso - potente, anche grazie alla qualità della scrittura e alla capacità di Alessandro Izzi di “tenere insieme” i tantissimi elementi della storia.

Passando agli altri racconti selezionati con SFIDA 2023, troviamo Segni di pista, del carpigiano Nicola Catellani: un autore che è stato più volte premiato nei nostri concorsi, che ha vinto il Trofeo RiLL nel 2021 e nel 2022 e alle cui storie quest’anno RiLL ha dedicato l’antologia personale Futuri inattesi.

Segni di pista interpreta in modo molto particolare il tema di SFIDA 2023: infatti, prende il nome dai segnali con cui, a inizio Novecento, gli scout indicavano i percorsi da seguire, o le informazioni più importanti connesse a tali sentieri. Questo porta al secondo elemento peculiare del racconto: è una storia di ambientazione scout (e questo forse è addirittura un unicum per i concorsi RiLLici). Va anche detto, per inciso, che Nicola Catellani vive e opera nel mondo scout da più di 40 anni, tanto da arrivare ad essere, nel 2023, uno degli organizzatori del concorso Racconti intorno al fuoco, dedicato proprio a storie ambientate fra gli scout.
Questa, però, Nicola, è la TUA prima storia di ambientazione scout, una storia che si svolge in un bosco in cui passato e presente si mischiano…

“Non avrei scritto un racconto usando i segni di pista se la storia non fosse stata ambientata nel mondo scout. Utilizzare i segni di pista, però, non è stata la mia prima scelta. Inizialmente avevo pensato di ambientare il racconto nel profondo futuro, in una stazione spaziale completamente automatizzata, ma, dopo aver scritto un po’ di appunti, non sono riuscito a sviluppare una trama che mi convincesse. Cercando su internet qualche simbolo universale, mi sono imbattuto nei segni di pista (che naturalmente conoscevo già, ma che non avevo preso in considerazione fino a quel momento). E allora mi son detto: perché no? Così sono nati addirittura due versioni di un racconto con gli scout, e quella che ho inviato per SFIDA è la seconda.
“Pur vivendo fin da piccolo nel mondo scout, non avevo mai scritto una storia con questa ambientazione. La ragione principale è che non è facile spiegare il mondo scout in poche parole, a meno che non ci si limiti agli aspetti più noti e ai luoghi comuni (il fazzoletto al collo, i pantaloncini corti, le tende, il boyscout che fa attraversare la strada alla vecchietta ecc.). Lo scautismo è pieno di segni, simboli e ha un linguaggio tutto suo, che però talvolta risulta poco comprensibile a orecchie esterne. E siccome non si può utilizzare metà racconto per spiegare l’ambientazione, non mi ero mai cimentato nel tentativo.
In Segni di pista ho limitato al minimo gli aspetti specifici dello scautismo, presentando solo quelli necessari per la vicenda. Non voglio spoilerare, ma ci tengo a sottolineare che, nella zona in cui è ambientato il racconto, durante il Fascismo alcuni scout operavano davvero in clandestinità per portare in salvo in Svizzera gli ebrei e altri perseguitati dal regime. La figura di Alcide (uno dei personaggi, NdP), è un omaggio a quegli scout. Inoltre confesso che l’idea della lapide col cerchio puntato, presente nel racconto, non è mia: quel simbolo si trova sulla tomba di Lord Baden-Powell, il fondatore dello scautismo.”

Se con Segni di pista abbiamo fatto un passo indietro al secolo scorso, con il racconto che chiude l’antologia (Assuntina e la Luna, di Laura Silvestri, di Aprilia - Latina) facciamo un vero e proprio balzo nel passato, arrivando nella lontana Ciociaria del 1094.
In effetti, Laura Silvestri non è nuova ad ambientare le sue storie in quella zona del Lazio e più o meno in quell’epoca, come testimonia il suo racconto Chiari di luna e male parole, terzo classificato al Trofeo RiLL nel 2020 (per inciso: quel racconto è uno dei dieci che potete leggere nell’antologia La Luna e l’Eden, che RiLL ha dedicato proprio nel 2020 alle storie fantasy e di fantascienza di Laura Silvestri, una delle autrici che più spesso abbiamo premiato nei nostri concorsi – è doveroso ricordarlo!).

Assuntina e la Luna è il racconto dell’(inattesa) emancipazione della sua protagonista, una ragazza costretta a sposare un uomo molto ricco e molto vecchio. La sua riscossa diventerà possibile grazie a una particolare forma di preghiera alla Dea Luna, una preghiera che richiederà che Assuntina si esprima usando una lingua per lei sconosciuta e anche un po’ strana… è così, Laura?

“Quando ho letto il vincolo di SFIDA 2023, l'ho trovato piuttosto interessante. Ho pensato subito di doverne trovare una declinazione che non fosse troppo immediata e letterale; così, ho riflettuto un po' su quali simboli, nella storia, avessero avuto un significato immediato e condivisibile, che superasse le barriere geografiche. E mi son venute in mente le statuette delle Grandi Madri neolitiche, e gli attributi delle antiche Dee che dalla Mesopotamia hanno viaggiato per il Mediterraneo, fino all'antica Grecia, e a Roma, finendo per sopravvivere fino al presente, in alcuni degli attributi della Maria cristiana. E allora ho deciso che nel mio racconto avrei usato il linguaggio simbolico per unire il passato più remoto con il Medio Evo, fornendo una liturgia di simboli e gesti.
“Quasi in automatico, questo parlare di divinità femminili si è collegato al tema della dignità e dell'emancipazione della donna, che ancora oggi necessita drammaticamente di essere affrontato, e che non è una novità nei miei testi. Stavolta, però, ho voluto che emergesse in maniera più dura, più fisica, attraverso le parole; ho scelto di non scrivere un racconto cerebrale, ma che si sforzasse di esprimere la forza femminile in maniera immediata e carnale. Da qui, il pensiero di usare un’associazione di idee che avevo in serbo da un pezzo: femminilità, luna, licantropia.
“E dove ambientare questa storia se non nella mia Ciociaria, terra degli antichi Volsci, unico popolo del Lazio Antico che, nell'Eneide, viene guidato in battaglia da una donna guerriera, la regina Camilla?”


Concludiamo con la risposta di Laura Silvestri l’intervista collettiva agli autori e alle autrici selezionati da RiLL per l’antologia LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (collana Mondi Incantati, ed. Acheron Books, 2023).
Speriamo che le loro risposte vi abbiano colpito, e fatto venir voglia di leggere il libro. Se poi voleste sapere di più anche sulle storie premiate in concorsi esteri che il libro contiene, vi rimandiamo alla seconda intervista collettiva legata all'antologia, on line su questo sito.
Dopodiché, comunque e come sempre… la parola ai lettori/ lettrici!

È possibile acquistare LE CASE CHE ABBIAMO PERSO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni direttamente da RiLL, al prezzo speciale di 10 euro (spese postali incluse), oltre che su Amazon, Delos StoreLucca Fan Store (al prezzo di 10 euro, più spese postali).



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Le foto di Giorgio Cappello, Valentina Schiaffini, Nicola Catellani (scattate alla premiazione del 29esimo Trofeo RiLL, a LCG 2023) sono di Nicola e Saverio Catellani.
La foto di Giorgio Smojver (scattata alla premiazione del 28esimo Trofeo RiLL, a LCG 2022) è di Alessandro Corradi.
Le foto di Francesco Corigliano, Francesco Pone, Marta Bonaventura, Alessandro Izzi, Laura Silvestri sono state gentilmente fornite dagli interessati.

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