Padre Nostro 2.0

di Christian Antonini
Terzo classificato all'XI Trofeo RiLL
[racconto presente nell'antologia Viaggio a Mondi Incantati, Nexus Editrice, 2005]

Giunto alla grande porta scura nel cuore della nave Nunzio Evangelico, Eugenio Paolini si impose di calmarsi. Poi premette il tasto dell’interfono e attese.
“Sì?”
“Paolini, Eminenza. Ho notizie.”
La porta si aprì silenziosamente su di una sala in penombra. Da un grande schermo a parete proveniva l’unica fonte di illuminazione: la turbolenta superficie del pianeta Aegean.
Paolini ebbe una vertigine.
Il cardinale, che sedeva alla scrivania rivolto verso lo schermo, si voltò e con la pressione di un tasto spense il monitor. Le luci dell’ufficio si accesero e Paolini controllò rapidamente la stanza: file di sportelli rilucevano di candida perfezione tecnologica. Alcuni indicatori tradivano la natura di quell’ambiente come appartenente al ponte abitativo di una nave capace di attraversare il grande vuoto tra le stelle. Perché questo era la Nunzio Evangelico, una nave missionaria della Chiesa Riformata.
“Molto bene” disse il cardinale osservando il giovane ufficiale. “Che succede, Eugenio?”
“Un rapporto dettagliato da Aegean, Eminenza. Le ho inoltrato una copia, ma ho pensato di venire ad anticiparle i contenuti.” Paolini aveva la gola secca.
Il cardinale De Bernardi osservò l’ufficiale dai cortissimi capelli biondi.
“Siediti pure e raccontami tutto.”
“Grazie, Eminenza.”
Paolini sedette rigido.

Simone de Bernardi aveva sostituito da poco il suo defunto predecessore alla guida della Diocesi Esterna. Un nome che non tradiva la reale ampiezza di quattro sistemi planetari e circa due milioni di anime, sparse in città, colonie e avamposti. A questi avrebbero dovuto aggiungersi innumerevoli milioni di esseri non allineati. Coniato ottantacinque anni prima, il termine “non allineati” definiva quelle creature che, pur dimostrando di essere senzienti, a causa di profonde differenze fisiologiche, culturali o intellettuali rispetto agli standard umani, non potevano rientrare nel piano del Creatore. Pertanto non erano da ritenersi Figli Suoi, fratelli dell’Uomo. Il Sinodo aveva sancito la missione della Chiesa Riformata come messaggera del volere e della parola di Dio agli uomini.
Erano stati i fedeli delle prime colonie, per bocca dei loro cardinali e sacerdoti, ad avanzare il problema dell’Allineamento. La prima delle specie senzienti incontrate era completamente incomprensibile per gli esseri umani. Fu allora che i primi interrogativi presero a diffondersi: come poteva il Dio di Adamo, Mosé e San Francesco aver trasmesso insegnamenti, comandamenti e valori a una specie, per poi crearne un’altra così lontana, così aliena? Si trattava di differenti figli dello stesso Signore del Creato? Perché in nessuna delle Scritture se ne faceva menzione? O forse si dovevano interpretare le nuove razze senzienti come “animali evoluti”, al pari di scimmie e delfini? Intelligenti, certo, ma non quanto l’Uomo.
Alcuni anni dopo, la più grande conferenza religiosa di tutti i tempi tracciò la Charta Recognitionis, un insieme di prove con cui i Cercatori della Chiesa avrebbero stabilito l’Allineamento delle specie incontrate: al fianco dell’Uomo nei progetti del Signore, meritevoli del regno dei cieli e della Sua benedizione, oppure esseri diversi da trattare con amore, ma da guidare come animali al pascolo. Alla conclusione del Sinodo, nessuna delle due razze allora conosciute venne ritenuta aderente ai parametri della Charta.

“Il rapporto proviene dall’avamposto di superficie” cominciò l’ufficiale.
“Capisco... Il governatore Garlois non è esattamente famoso per le sue operazioni prive di incidenti, vero? Cos’è successo questa volta? Un’altra rivolta dei locali?”
 “No, Eminenza” disse Paolini.
“Meno male. Questi Aegei sono cetacei affascinanti, per quanto privi della Grazia divina.”
“Ecco...” mormorò il giovane “Non si può dire che sia in atto proprio una rivolta. Ma pare che gli Aegei stiano affluendo in quantità sorprendente verso la Piazzaforte di Harnost.”
Il cardinale osservò il giovane ufficiale: era chiaramente a disagio, come se non trovasse comoda nemmeno la sua stessa uniforme.
“Allora, figlio mio, mi dici tu che cosa sta succedendo o devo tirare a indovinare?”
“Veramente... Garlois ha segnalato la presenza di milioni di Aegei, Eminenza.”
De Bernardi spalancò gli occhi.
“Milioni?”
“Sì. Diversi milioni. Pare stiano nuotando da ogni dove. Affluiscono alla Piazzaforte di Harnost fin dall’annuncio della sentenza.”
Il cardinale premette un tasto della sua console.
“Harnost” disse scrutando il monitor. “E’ dove abbiamo trovato il loro insediamento principale?”
“Esatto, Eminenza... A dire il vero nei pressi di Harnost ora ci sono ben tre dei loro agglomerati.”

Aegean, il più grande giacimento di acqua non inquinata in più di venti sistemi esplorati, era un pianeta importantissimo per tutti i consorzi e le aziende dell’Egemonia Terrestre. Quando fu stabilito il primo contatto, alcuni Aegei vennero sottoposti alla Probatio. La Prova. La notizia del conseguente Non Allineamento degli Aegei fu colta dall’intera Umanità con enorme sollievo. L’opera di sfruttamento del pianeta poté essere avviata in grande stile, libera da intralci morali.
Al momento del contatto gli Aegei conducevano un’esistenza seminomade, seguendo le migrazioni del kreel locale. Da relativamente poco tempo, un numero sempre maggiore di branchi aveva cominciato a risiedere nei pressi degli agglomerati, gli insediamenti di corallo che gli Aegei plasmavano in tane e luoghi di ritrovo. Gli agglomerati erano costituiti da Corallo vivente. Una specie corallina molto più vivace della sua controparte terrestre. Relativamente flessibile, reagiva alle vibrazioni causate dagli iposuoni degli Aegei.

“Garlois ritiene che possa scoppiare qualcuno dei loro conflitti tribali?” riprese il cardinale a un certo punto.
“No. Eminenza.”
 “Mi risulta che in questo periodo i branchi siano molto turbolenti. Come mai non è accaduto niente?”
”Ecco... In realtà qualcosa è accaduto.”
“Quel ribelle?”
“Sì.”
“Ma è stato catturato...!”
“Sì. Ecco.... Ouahathato” l’ufficiale compitò faticosamente il nome dell’indigeno “Il ribelle è stato catturato nei pressi di Harnost con l’accusa di sedizione e istigazione alla rivolta. Come lei sa, godeva di un notevole ascendente sulle masse degli Aegei.”
“Sì, un vero trascinatore di popoli” convenne De Bernardi.
“Quando Ouahathato e il suo seguito hanno fatto rotta verso Harnost, Garlois ha attivato i suoi uffici di sicurezza. Sembra che questo Aegeo stesse cambiando la visione della vita della sua specie. Pare che alcuni dei suoi, ehm... discorsi... vertessero sul ruolo degli Aegei in un qualche disegno superiore.”
“Un politico?”
“Forse, Eminenza. Aveva dei seguaci, vede? Una specie di setta, potremmo dire. Stavano preparando una sorta di biografia per le masse, qualcosa da diffondere.”
“Forse questo particolare esemplare stava cercando di creare un proprio branco? Desiderava avere un proprio harem?”
“Non è da escludere, Eminenza. Ma il governatore non è di questa opinione.”
“Esistono gli estremi per una minaccia all’Egemonia?”
“Direi di sì. Il richiamo di Ouahathato è molto forte. Come ho detto, sta cambiando i costumi e la cultura degli Aegei. Stanno abbandonando la vecchia casta sacerdotale. Variano il loro modo di vivere. E di governarsi, pare.”
“In che senso?” domandò De Bernardi.
“I branchi... Ecco, i branchi si stanno unendo. I milioni di Aegei che stanno affluendo verso Harnost, lo fanno senza essere suddivisi in branchi. É come se ognuno di essi, individualmente, avesse deciso di dirigersi verso la Piazzaforte.”
“Questo leader degli Aegei... Per ispirare in questo modo le masse deve aver fatto da esempio sul campo, immagino. Come combatte? Ha introdotto delle tattiche? Immagino che abbia sfruttato qualcosa di nostro. Tecnologie? Equipaggiamenti?”
“No, Eminenza.”
“Non capisco.”
Paolini inspirò a fondo.
“Ouahathato non ha mai combattuto. Pare non abbia le cicatrici tradizionali del maschio adulto. Nessun duello di corteggiamento. Ovviamente sono mistificazioni, ma sembra che ad Ouahathato venissero attribuite abilità superiori.”
“Di che tipo?”
“Paranormali, Eminenza. Sembra che Ouahathato fosse dotato di conoscenze impossibili per la sua estrazione culturale.”
“Sì. La femmina che lo ha generato appartiene agli iscrittori dei Baharra.” Il cardinale stava scorrendo i dati sull’indigeno. “Vedo che ci sono riferimenti a nozioni filosofiche molto profonde. Non può averle imparate scolpendo il corallo.”
“E poi... Ma qui si scende sul mistico, sulla superstizione...”
“Scenda pure sul mistico. Le assicuro che mi troverà preparato.”
“Sì, certo. Mi scusi, Eminenza” continuò Paolini deglutendo. “Bene. In occasione di un incidente, in un branco visitato dal soggetto... Pare che Ouahathato abbia... ordinato a un suo simile, deceduto, di riprendere a nuotare.”
“Questa non è la prima specie di non allineati dotata di fantasia. Esaltano il proprio leader, ne fanno un condottiero super partes. Potremmo anche assistere a un fiorire di miti e leggende. Poi non ne sentiremo più parlare.”
“Sì, certamente” sussurrò Paolini con aria contrita.
De Bernardi spense la console del computer. Regolò le luci e queste si abbassarono fino a una penombra confortevole. Solo due faretti illuminavano il cardinale e il suo ospite.

Il cardinale non era del tutto a digiuno di questi eventi. Era stato informato in occasione di una grande cerimonia che aveva visto parate delle due specie e imbarazzanti ricevimenti a cui avevano partecipato personalità dei due popoli. Le relazioni sociali erano state minime e i dialoghi avevano rasentato il ridicolo. La lingua degli Aegei copriva frequenze sonore multiple, e una comunicazione poteva avvenire solo avvalendosi di un computer e diffusori sottomarini. Anche così, i tempi biologici diversi rendevano la comunicazione una faccenda fastidiosa per entrambe le parti. Secondo gli Aegei gli umani erano creature mostruose, troppo rapide, incapaci di esprimersi. I cetacei, invece, impiegavano tempi oltraggiosamente lunghi per tutto. Le due razze erano completamente aliene una all’altra.

“Mi racconti dell’operazione. Ci dobbiamo aspettare rappresaglie?”
“Garlois ha sfruttato la stessa fama di Ouahathato. Il soggetto non era ben visto dagli sciamani. In realtà sono stati loro a ordire un piano per neutralizzare il soggetto. Quando si è capito che stava puntando verso Harnost con il suo seguito e una moltitudine di seguaci, Garlois ha autorizzato gli sciamani ad agire. Fissato un incontro, è stato possibile scoprire dove la cerchia ristretta si sarebbe radunata. L’operazione è stata condotta da alcuni maschi degli Aegei appartenenti al branco del viceré, e da un’unità dei nostri assaltatori.”
“Confido che lo scontro sia stato rapido.”
“Più o meno, Eminenza. A dire il vero, pare che Ouahathato e i suoi ci stessero aspettando, ma che abbiano deciso di non opporre resistenza.”
“Come è possibile?”
“Non lo sappiamo. Alcuni dei luogotenenti del soggetto sono stati catturati. Altri sono riusciti a fuggire.”
“Spero che Garlois abbia preso tutte le misure del caso. Cercheranno di vendicarlo.”
“Non credo, Eminenza. Vedete, l’altro ieri... ecco. Ouahathato è stato condannato a morte. E la sentenza è stata eseguita. Non ci sono stati episodi violenti.”
“Morto...” il cardinale ponderava sul significato della parola. “Garlois è stato molto rapido.” Si fermò un istante a riflettere, poi riprese: “Ma non c’é stato un processo? Le leggi concordate con gli Aegei non ci avrebbero mai permesso…”
“Credo sia esattamente questo il punto, Eminenza. Garlois lo sapeva bene. Ha ritenuto pericoloso tenere il ribelle in una delle vasche di detenzione. Il governatore ha consegnato Ouahathato al concilio degli sciamani. Il ribelle è stato mostrato alla sua gente e successivamente costretto all’ordalia del Baraui.”

Nel corso della sua prima visita su Aegean, De Bernardi aveva visto le file di Baraui con cui gli oppositori del viceré venivano uccisi. Si trattava di rozze sculture coralline, di forma rotonda, simili ad anelli verticali. I condannati venivano collocati all’interno dello spazio vuoto e quindi fissati all’anello di corallo tramite vari metodi: spine, legacci di alghe, oppure deformando il corallo vivente in modo da accogliere e trattenere le pinne e la coda del condannato. Era una sorta di gogna. Quando la vittima veniva fissata all’anello in modo cruento, difficilmente sarebbe sopravvissuta a lungo.

“E così il ribelle è morto sul Baraui” commentò il cardinale.
Paolini annuì.
“Garlois è stato abile a non occuparsi personalmente della cosa. In questo modo eventuali sentimenti di vendetta non ricadranno sull’Egemonia.”
“Sì, Eminenza. Ritengo sia proprio ciò che ha spinto il governatore ad agire così.”
“Chi l’avrebbe mai detto?” De Bernardi rimase in silenzio per qualche tempo. “Una sorpresa dopo l’altra, questo Garlois.”
Infine si alzò e andò verso la parete con lo schermo. Premette un pulsante e la superficie grigia si animò nuovamente. Aegean ruotava silenziosamente e maestoso intorno al proprio asse. Un manto di nubi scorreva sulla superficie grigio scuro di quegli oceani sconfinati. Nei pressi della calotta polare un punto rosso sfavillava nel buio. Una nova ormai morente. De Bernardi aveva letto un rapporto, in proposito. Si era accesa nelle vastità del cosmo parecchi anni prima.
Il vecchio cardinale si voltò di scatto e tornò alla scrivania.
“Mi dica delle origini del ribelle!” ordinò con improvvisa urgenza. Una vena stava pulsando sulla sua tempia e il volto era congestionato.
“Non ne sappiamo molto. Ma i servizi stanno interrogando i seguaci catturati.” L’ufficiale guardò agghiacciato il cardinale. Il vecchio era frenetico. Paolini si era tormentato le mani, nell’attesa, mentre De Bernardi gli aveva voltato la schiena. Il suo resoconto non era ancora terminato, ma forse il cardinale avrebbe intuito da solo la parte rimanente della storia. Forse il momento era giunto.
“Ouahathato era una specie di predestinato? Lo aspettavano? Ci pensi bene!” insistette il cardinale cercando affannosamente tra i dati sullo schermo.
“Gli Aegei attribuiscono al soggetto una certa importanza legata alla sua nascita. Questo è il motivo per cui le ho chiesto udienza con una tale urgenza. Ci sono certe allarmanti similarità che le volevo sottoporre, Eminenza.”
De Bernardi ebbe un brivido. Dai dati che poteva leggere, numerosi Aegei nel settore della nascita di Ouahathato erano confluiti verso il suo agglomerato d’origine. Poi, erano emersi. Erano affiorati per osservare il cielo. In quei giorni, infatti, sull’agglomerato di Ouahathato si era accesa una stella. Un portento.
Il cardinale lasciò il computer e si allontanò dalla scrivania, come se scottasse.
“In che modo è stata orchestrata la cattura del soggetto?”
Gli occhi dell’ufficiale erano spaventati. Sapeva a quali conclusioni stava giungendo il religioso.
“Uno dei suoi seguaci è stato corrotto affinché tradisse.”
De Bernardi stava guardando la superficie di Aegean, le sue acque e i suoi cieli ribollenti. Il pianeta dei cetacei, una nuova razza non allineata, non facente parte del Disegno Divino, secondo quanto stabilito dal Sinodo. Eppure...
“Nato con un portento che ne ha indicato il luogo. Un segno... per chiamare le masse.” De Bernardi mormorava come se stesse recitando una preghiera. “Un trascinatore. Tradito da un fedelissimo. Giustiziato con uno strumento tradizionale. Uno strumento che fin troppo facilmente potrebbe diventare un simbolo. E tutto questo perché il governatore si lava le mani al momento di giudicarlo.”
Il cardinale si portò una mano alla fronte.
“Se ne lava le mani!” urlò all’improvviso per poi voltarsi verso un voluminoso crocefisso di legno.
“Ma...” De Bernardi tornò alla scrivania. “Il soggetto ha dichiarato qualcosa prima di spegnersi, vero?” era una domanda retorica.
“Sì, Eminenza. Troverà la registrazione e la traduzione, libera e imprecisa, alla fine del rapporto.”
Alcuni sapienti tocchi sulla tastiera e nella sala si propagò il triste e profondo verso di un cetaceo. Le note baritonali emesse dalla creatura erano molto nitide. Era come ascoltare il canto delle scomparse megattere. Mentre la voce dell’Aegeo stava ancora risuonando, un freddo e neutro timbro artificiale pronunciò la traduzione.

GENITORE GUIDA DEL BRANCO (TITOLO NELLA FORMA REVERENZIALE)
NON INCIDERE NEL CORALLO DEI TORTI CIÒ CHE ESSI (LORO, DEL NOSTRO BRANCO) HANNO COMPIUTO, PERCHÉ ESSI (LORO, DEL NOSTRO BRANCO) NON NE CONOSCONO LA RAGIONE - IL MOTIVO.

Il cardinale chiuse gli occhi. Si appoggiò al tavolo e sembrò sul punto di svenire. Paolini si alzò di scatto, pronto ad accorrere in aiuto. L’anziano religioso si riprese, sollevando una mano per fermare l’ufficiale. Rivolse lo sguardo al Cristo in croce, vecchio di secoli, con occhi velati di pianto.
“Dobbiamo sostituire l’interprete: è un incapace” disse, quasi ridendo istericamente. “Qualunque studente di catechismo avrebbe potuto tradurre correttamente quanto detto da Ouahathato.”
Prese fiato, sempre guardando l’effige del Cristo morto per la salvezza dell’Umanità.
“Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!” urlò sconvolto.
Paolini, ormai, aveva svolto il proprio compito. Ma restava ancora un’informazione da comunicare.
“Ritengo, Eminenza” cominciò l’ufficiale “che dovremmo intimare a Garlois di non intraprendere alcuna azione preventiva contro l’adunanza degli Aegei. Potrebbe trattarsi di una sorta di pellegrinaggio. Sembra che sulla loro rotta ci sia la nicchia dell’agglomerato in cui il soggetto è stato deposto. È meglio che nessun altro scopra la verità.”
“Eh? Certo. Cosa... Cosa sta succedendo, Eugenio?”
“Vede, secondo quanto estratto dai seguaci catturati, gli insegnamenti non vertevano su tattiche o organizzazioni. Sebbene predicasse nozioni rivoluzionarie rispetto alle tradizioni indigene… Tutto si riassume in un precetto, qualcosa di una semplicità sconvolgente: ama il tuo prossimo, anche il tuo nemico.”
De Bernardi si appoggiò pesantemente alla scrivania, la bocca spalancata, ansimante. Gli occhi erano strabuzzati. Le forze del cardinale vennero meno e Paolini accorse rapido.
De Bernardi si aggrappò alla sua uniforme. Rantolando, sussurrò a fatica alcune parole.
“Lasciare... orbita, dobbiamo.... il Santo Padre. Massima priorità... Dio... Dio ci perdoni!”
Con un gemito strozzato il cardinale perse conoscenza.
Dietro di lui, Aegean ruotava silenzioso nel buio. La sua superficie ribolliva, mentre la linea del terminatore che separava l’emisfero illuminato da quello in ombra strisciava, lenta ma inesorabile, sopra la coltre di nubi. Spuntava il nuovo giorno. Il primo di un futuro memorabile.

Christian Antonini, 41 anni, è nato a Milano, dove vive e lavora.
Negli anni ’90 è stato nello staff della casa editrice ludica Stratelibri.
E' da alcuni anni uno dei responsabili della casa editrice DBooks, e della rivista letteraria on line AltriSogni.
Ha scritto molti racconti che spaziano dal noir al fantasy, dall’horror allo storico, e partecipato a numerosi concorsi letterari. Suoi lavori sono stati pubblicati fra gli altri sulle riviste Cult Fiction, Horror Mania e Inchiostro, nonché sull’antologia “Racconti Metropolitani” (EDUP, 2004).

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